lunedì 17 dicembre 2007

[Recensione] Halloween 20 (H20)

Tralasciando la solita tiritera di “non sono appassionata di horror/slasher/thriller/quello che è” e andando subito al punto: se sulla faccia della terra non esistesse una creatura simil divina come Josh Hartnett, probabilmente, questo film, oltre al fatto di non possederlo, non l’avrei nemmeno mai sentito nominare. E con questo concludo l’introduzione, e le volte che sentirete nominare Josh Hartnett, visto che non mi rimane nient'altro da vedere. Grazie a Dio, voi penserete.
Dopo vent’anni Mike Meyers torna per uccidere la sorella, Jamie Lee Curtis, che con un trucco intelligentissimo era scampata al massacro: si era finta morta come un opossum; ora sposata, divorziata, alcolizzata e farmaco-dipendente, preside di un liceo prestigioso e mamma di Josh Hartnett (casting perfetto).
Dopo un paio di omicidi inutili e creativi (un regazzino viene ammazzato con un pattino da ghiaccio infilato in faccia) giusto per farci capire chi sono i buoni e chi è il cattivo, Mike, grazie alla coglionaggine del tipico personaggio da film horror (“C’è qualcosa di strano…corro a vedere! Ovviamente disarmato!”), in questo caso la guardia all’entrata della scuola, riesce ad entrare nel complesso e ad ammazzare due dei quattro bambocci rimasti a scuola durante il week end del campeggio, tra i quali Josh e la morosetta suina (Michelle Williams pre-divorzio). Corri corri, scappa scappa, riescono ad arrivare a casa della madre (che nel frattempo stava per fare un bel colpo con il fidanzato - il quale viene sventrato praticamente subito), per poi salire in macchina e precipitarsi verso la salvezza tanto agognata. Ovviamente lei deve chiudere la faccenda una volta per tutte e scende dalla macchina per imbracciare una mannaia e correre incontro a Mike Meyers, che non si decide a morire, nonostante sia stato colpito da pallottole, accoltellato, investito con il SUV e alla fine decapitato.
La solita porcata horror-catena di montaggio, con i soliti cliché: i poliziotti incompetenti e particolarmente sordi, la solita donna isolata nel nulla senza nemmeno un cellulare, i soliti ragazzini senza spirito di iniziativa… insomma… le solite braccia rubate all’agricoltura.
Povero Josh. Io mi vergognerei di avere in curriculum un film così. Ma come sempre, a certa gente gli perdoniamo tutto.

lunedì 10 dicembre 2007

[Recensione] Amore senza confini - Beyond borders


Clive Owen come medico senza frontiere è un conto. Angelina Jolie come volontaria in Africa, è decisamente un altro.
A parte la premessa fantascientifica, la trama sembra essere dipanata nel titolo stesso: “Amore senza confini”. Al momento di scrivere queste parole, non ho ancora visto il film, quindi, faccio delle proiezioni. Loro due si conoscono, si amano, ma sorgono dei problemi (logistica? guerre? malattie? Esplosioni di botox?). I finali possibili sono due: vanno in pensione in Costa Azzurra e si amano per tutta la vita o uno dei due muore di polmonite, anzi, meglio, malaria.
Comincio.
Una donna suona il pianoforte; è vestita di nero, con un filo di perle (un sottile indizio sul tenore di vita): la identifichiamo come Angelina Jolie dopo che una carrellata si sofferma, guarda caso, sulle sue leggendarie poppe. Una voce fuori campo, la sua, ci informa che lei è lì e lui è lontano (ma dai?) e comincia a raccontare della sera in cui si sono conosciuti.
Ci spostiamo in una sala da ballo (è un evento benefico) dove gli elegantissimi presenti ballano scatenati al ritmo di “Should I stay or should I go”. Per farci capire il gap temporale, Angelina indossa una parrucca da battona, modello Mia Wallace. Semmai gli astanti fossero stati distratti durante il passaggio, appare anche la scritta 1984. E gli occhi di Clive Owen si intrufolano di prepotenza nell’inquadratura. *sospiro* (anche se il frammento di per sé era completamente inutile). Con sé ha un bambinetto di colore e gli parla in una lingua africana.
In un paio di minuti si capisce che Angelina si è sposata da poco con un sosia di Tim Roth (che a fine film mi è sovvenuto chi fosse… il papà di Bruce Wayne in Batman begins), il quale è il figlio di un riccone caritatevole: ecco spiegato l’evento. Inoltre, ci informano che lei ha una sorella peculiare (che senza Sfigatto e Ben Stiller alle calcagna, avevo faticato a riconoscere), che non vede i genitori da tempo e che in teoria ama il marito molto molto molto.
Un po’ di trambusto precede l’entrata di Clive Owen, che, indignato dal ritiro degli aiuti per il suo campo in Etiopia, è lì per fare un po’ di fracasso (che soluzione intelligente!). Nel frattempo Angelina viene scaraventata a terra (ma tanto ha l’airbag. Che battuta gratuita, mi stupisco di me stessa!) ed emana sospiri di sorpresa e di partecipazione sentita alle questioni poste dal medico (ma dove viveva questa, prima?) e con gli occhi lucidi sicuramente si sta già facendo un film in testa (Sposata io? Un errore giovanile!). La dimostrazione continua e lei si mette addirittura a piangere dalla tristezza. Arrestano Clive e cercano di deportare il bambino, ma lui si nasconde dietro ad un’automobile, scappa e muore. Clive esce di prigione, la cauzione è stata pagata da un uomo appartenente a qualche associazione che vuole corromperlo per poter entrare in Etiopia. Clive, duro e puro come sempre, rifiuta. Angelina si sveglia e sentendo alla tv della morte del del ragazzo, ne rimane talmente sconvolta che in un pomeriggio prepara un piano per la salvezza di mezza Africa, convince il marito a raccattare soldi per attuarlo e corre in Etiopia, vestita come se andasse ad un tea party, compese zeppe di corda. Mentre il convoglio procede nel deserto, si getta dal camion in corsa per salvare un bambino da un’oca assassina (io ero rimasta ai pomodori assassini, le oche mi mancavano). Una rivolta popolare attacca il convoglio, Angelina viene catapultata per terra (e due!) ma Clive arriva e salva tutti con il suo savoir faire figliodiputtanesco. Vestito come Indiana Jones. Lei è già fremente al pensiero della sua mascolinità ma lui è ovviamente troppo occupato da questioni più importanti per cagarla. Quanto resisterà al suo fascino? Altri quindici minuti?
Lui continua a prenderla a pesci in faccia dandole della viziata, ragazzina, improfumata, tutto ciò mentre sta facendo un’operazione a torace aperto in una catapecchia. Un po’ come nei nostri ospedali. Lei si affeziona al bambino moribondo e cerca di curarlo ma naturalmente non sa da che parte prendere. E lui la tratta male. Mi chiedo che cosa farà scoppiare l’amore in quest’ambientazione apocalittica degna di un generico film horror zombesco.
Continua a non cagarla fino a che non la sente suonare Schumann (un pianoforte è comparso nella tendopoli, utilissimo ad alleviare la sofferenza dei trentamila abitanti moribondi) e la va a trovare in tenda. In molti meno dei quindici minuti da me pronosticati.
Il bambino attaccato dall’oca sanguinaria riesce a sopravvivere e Clive è decisamente caduto nella trappola della bellona. Con la scusa di portare dei travel’s cheques a Clive, Angelina lo va a trovare in tenda (testarda!) e le rifila qualche discorsetto moraleggiante e depressivo della serie “Non chiamo le persone per nome così quando muoiono soffro di meno”. Lei se ne torna a Londra, senza aver battuto chiodo.
Nel 1989 la coppia felice ha ora un bambino rompipalle e non è più tanto felice, visto che lui ha perso il lavoro (e il padre non è più riccone come prima). Lei lavora per le nazioni unite e riceve la telefonata di un tizio che lavorava con lei in Etiopia. Mentre torna a casa senza avvisare, trova il marito con una ex collega, che sembrano essere stati sorpresi sul più bello. Il tizio, che ora lavora in Cambogia, le dice che c’è un carico di aiuti da accompagnare e lei, dopo essersi informata sulla salute di Clive (se è vivo buona, se è malato figurati se vado a trovarlo, magari mi prendo qualcosa), si offre volontaria (marpionazza!).
In Cambogia, Clive si è impelagato con il corruttore di inizio film: tra la crisi, tra l’impegno di salvare vite umane si è dovuto arrendere al denaro. Quando si incontrano, entrambi hanno gli occhietti a cuore e non vedono l’ora di rimanere un secondo soli soletti. Quando stanno per consegnare il carico, il colonnello stronzo di turno gli fa aprire le casse e all’interno ci trovano delle armi, binocoli e istruzioni pratiche. Clive spergiura che non ne sapeva nulla ma viene picchiato e colpito in faccia con una bacchetta telescopica (ahia!). Come se non bastasse lo prende a calci pure lei e unendosi al coro di sputi. Litigano perché lei si sente tradita nella sua purezza umanitaria ma lui ha le sue buone ragioni per contrabbandare armi per conto della CIA.
Arrivati a destinazione, quelli che aspettavano le armi rimangono a bocca asciutta e si incacchiano ferocemente dando la colpa a loro, uccidendo un paio di persone (compreso il tizio simpatico dell’Etiopia - in un film di guerra, più sei simpatico e gentile, più possibilità hai di morire-). Dopo aver trasferito l’accampamento, inseguiti dai rossi nemici, Angelina fa la sua mossa speciale ormai collaudata: va a trovare in tenda Clive per consolarlo della morte dell’amico. Si sa come reagiscono gli uomini di fronte a queste cose: o ti ignorano o ti saltano addosso. Ovviamente qui si propende per la seconda (altrimenti il film non regge) e la frittata è fatta. In mancanza di vie di fuga come “Devo dare da mangiare al gatto” oppure “Domani mi devo svegliare presto” dopo il sesso cominciano a farsi delle domande personali e dei discorsetti sulla sfiga umana: “Tutti quelli che mi stanno vicino muoiono, vattene! Il tuo posto è con la tua famiglia!”.
Altra elissi. Londra 1999. La famiglia si è allargata (c’è una bambina in più) e Angelina è diventata ambasciatrice dell’UNHCR. Mentre tiene un discorso ad un pranzo di beneficienza si autoemoziona e se ne va, lasciandolo a metà. Convince la sorella (all’inizio giornalista di quart’ordine, ora inviata speciale) a cercare informazioni su Clive, che ora è in Cecenia, perché sa che si trova nei guai (sei ambasciatrice di una commissione dell’ONU e devi servirti di qualcun altro per cercare informazioni su un volontario? Per quale motivo?!). La sorella scopre qualcosa e lei fa le valige nel bel mezzo della notte, lasciando un biglietto al marito, che però la sgama durante la fuga e le fa venire i sensi di colpa (ma neanche tanto).
Dopo aver visto Angelina nel deserto, nelle paludi e in città, la vediamo ora col colbacco, evidentemente giunta in Cecenia. Dopo un attacco di una qualche banda armata, Clive è sparito, probabilmente rapito, quindi con poche possibilità di sopravvivere.
Angelina riceve la visita del contrabbandiere della CIA che le dice di avere delle conoscenze sulle montagne, per portarla da Clive (visto che lui è troppo codardo per andarci, mica perché gli fa pena). Il medico viene tenuto legato in una baracchetta in un bosco spelacchiato e quando lei arriva, cominciano a bombardare la zona (che culo). Durante il caos, mentre lui è ancora mezzo svenuto, lei gli confida che la figlia è sua (che notiziona da Beautiful). Riescono a scappare dalla baracca ma la banda li insegue. A dieci metri dalla tendopoli della Croce Rossa, sparano a lui e mentre lei scappa, mette il piede su una mina, che esplode. Di lei rimane solo un po’ di terra abbrustolita mentre lui sopravvive.

PS: Lettera aperta a Clive Owen. Perché non accetti il ruolo di Bond? Ti prego!!! Siamo stufi di Gollum!!!

giovedì 6 dicembre 2007

[Fun] La lista delle liste...3

Parole chiave in totale: 121
Parole chiave che c’entrano con il blog (anche vagamente): 77 (presa molto larga, includendo cose tipo “Sosia Daniel Craig” (orrore e raccapriccio) o “frasi Constantine”).

I PERVERTITI
(compresi assassini potenziali, gerontofili, illetterati e masturbatori seriali)
I migliori:
culone finto alla penelope cruz nel film volver (vedi, a essere troppo magre…)
sosia di ville valo (a dir poco disgustoso… non ne bastava uno, no?)
amare il culo (… potrebbe essere il titolo di una rivista “Amare il culo” in edicola ogni quindici giorni!)
donne sechisi (SECHISI?!)
figa alle bahamas (mi raccomando, solo alle Bahamas! NON alle MALDIVE, NON alle Seychelles! SOLO alle Bahamas, altrimenti non mi viene duro!)
mogli mostrano fica (abbasso le single, abbasso le divorziate! Viva le mogli!)
padrona con tacchi a spillo e frustino (questo si commenta da solo)
porno trailers violenti (questo è timidino, vuole solo l’assaggino, mica il film intero!)
ragazze che scoreggiano video clip (…)
immagini vecchi mostrano la figa (Capisco se fossero vecchiE, ma vecchi che la mostrano… mi sembra molto ma molto difficile)
sesso a manetta (a manetta!)
sharone stone fica foto (in ritardo di 15 anni)
cavallo aragon nel signore degli anelli (so io cosa vuole fare al cavallo, questo!)
foto da piccolo di ben affleck
Il vincitore: orlando bloom pisello
Honorable mention: un pervertito tra noi filme italiano (filme?)

I VAGHI:
cinema like you
film comico due poliziotti 2007
film orfano (povero film, senza i genitori! Sigh!)
film scena negozi liquori
lista attori cinema (tutti?)
lista film porno italiano
lista telefilm americani anni 70 genere fantasia
liste film
telefilm con tematiche (che tipo di tematiche? Tutte?)
sam mikaela
pearl psicologo

GLI AMANTI DEI CAPELLI FLUENTI:
jack black stempiato
jude low stempiato (Low? Ma povero!)
pettinature anni settanta
rodrigo santoro alopecia
fabri fibra stempiato

QUELLI PROPRIO FUORI STRADA:
presentatrice delle pillole giorno e notte
comprare funghi allucinogeni su internet
dealer messicani
disattiva il servizio video dr. house di tim

GLI INTELLIGIBILI:
sacco pouf storia
"fard bianco"
"il cane tibetano"
eva contro eva amicici film
fil il lattaio
frasi funghi folletti
film wolf park

L’ESPERTO DI GOOGLE DEL MESE:
catch and release + susannah grant + 2007 + recensione

IL VINCITORE DI "IMBECILLE D’ORO" DEL MESE E':



quando un gatto fà la cacca puzzolente cos'è

martedì 23 ottobre 2007

[Recensione] Transformers


Non mi piacciono i robot, non me ne frega una pippa di quei cosi di metallo. Né ora, nei mai. Per me ROBOT, significa MARVIN. Per me Optimus prime è il nome di una crema ringiovanente. Bumblebee, è una gomma da masticare. Quindi, secondo queste premesse, il film è uno spreco di spazio e denaro; oltretutto, in ritardo di un ventennio. I Transformers pascolavano quando c’erano He-man e She-la, i Mio mini pony e le Micromachines. Ora ci sono le Bratz, Fabri Fibra e la cocaina.
Una voce stitica (nel senso letterale, cioè, quel rantolo che viene a uno che non caga da settimane) ci racconta che prima dell’alba dei tempi c’era un cubo, con all’interno la forza per creare mondi e dare la vita (cioè, Dio? Forse mi sono sfuggite le lezioni di catechismo dove dicevano che Dio avesse sei lati e gli spigoli vivi…), ma su un pianeta scoppiò la guerra per ottenere questo affare, che venne perso (quando servono le cose, non le trovi mai). E finì sulla terra, dove si riescono a perdere aerei in volo o la memoria quando si viene interrogati dalla polizia per atti criminosi... ma questo è un altro discorso.
In Qatar, una squadra di militari (ben assortita: un paio di bianchi, un paio di afroamericani, un paio di ispanici - tra i quali Amauri Nolasco – chi sa, sa; gli altri… che googlino) sorvola il deserto, tornando alla base. Ovviamente, quello più biondo e pulito (ossia quello meno credibile come militare) ha la moglie e la figlia neonata che lo aspettano a casa, pucci pù. Un elicottero non identificato si infila nello spazio aereo militare ma non ne vuole sapere di andarsene. Lo scortano alla base, dove si trasforma in un robot gigante che distrugge qualsiasi cosa (contemporaneamente infilandosi nei server militari per scaricare dei file).
In una generica high school americana, Sam Witwicky (il quale nome richiama nella mia mente un Teletubby o comunque un coso tondo e peloso) durante una lezione fa la sua bella figura di merda (davanti ai compagni, e, naturalmente, alla topa di turno) raccontando di un nonno esploratore che dopo aver raggiunto il polo nord è impazzito, blaterando di uomini delle nevi giganti. Esce da scuola e il padre lo porta a comprare la tanto agognata macchina, per ottenere la quale ha cercato di vendere su Ebay le chincaglierie ereditate dal nonno. Mentre si recano al concessionario, un’automobile gialla senza guidatore si infila nel parcheggio, e il venditore suggerisce al ragazzo che è la macchina che sceglie il guidatore, e non viceversa. A Sam piace proprio quella gialla ma il padre tira sul prezzo. Il venditore non ci sente, ma dopo che “inspiegabilmente” i vetri del concessionario esplodono, decide di vendergliela.
A Washington, il segretario della difesa (Jon Voight), fa il solito discorso pieno di pathos davanti ad una platea di esperti di suoni, chiamati lì per analizzare un suono registrato durante l’attacco in Qatar. Tra l’audience, due nerd e una barbie. Si crede che non ci siano sopravvissuti (la mogliettina si dispera), ma la squadra del neo-padre è viva e vegeta.
Sam, tutto preso dalla macchina nuova, esce con la speranza di rimorchiare e ci riesce, dando un passaggio a Mikaela (la topa di cui sopra). La macchina sembra avere vita propria e li porta a camporella, dove si scopre che lei è un’esperta di motori (naturalmente). La radio si accende da sola, l’auto si comporta a casaccio: io avrei chiamato un esorcista, ma loro rimangono calmi come se nulla fosse.
Sull’Air force one, un cosino meccanico che cambia forma a piacimento, si muove tranquillamente senza che nessuno si accorga che gli passa accanto, emettendo dei suoni da neonato. Mentre sta piantanto un virus nel sistema, dal Pentagono riconoscono il suono emesso dal cosino, che è uguale a quello registrato nel deserto (in sottofondo tremenda musica lirica, manco fosse una messa nera). Quando l’aereo presidenziale atterra, il cosetto, sempre con tanta nonchalance, si infila in una macchina della polizia, che è della stessa specie mutante. L’affarino googla un nome trovato nei dati scaricati: è il nome del bisnonno di Sam.
Il ragazzo, nel frattempo, insegue la sua macchina, partita da sola. Quando la raggiunge assiste alla sua trasformazione in un robot enorme, che spara un fascio di luce nello spazio. Registra tutto sul telefonino ma viene arrestato da un poliziotto idiota.
Al pentagono, la Barbie ha sviluppato la teoria che il virus abbia una base simile al dna umano, ma ovviamente non la cagano. Convinta che “solo un hacker può rompere il codice!” copia i file su una memory card e lo porta dall’amico ciccione, che in un secondo (al massimo…) scopre che il suono nasconde dei simboli. Ovviamente li sgamano subito e li arrestano.
I militari del Qatar vengono attaccati da un tremors a forma di scorpione che distrugge l’oasi nella quale si rifugiavano. Riescono a mettersi in contatto col pentagono (dopo una baruffa con l’operatore telefonico – che ridere) che gli manda i rinforzi, riuscendo a neutralizzare lo scorpione.
Sam è ancora alle prese con il suo automezzo disubbidiente, che lo insegue. Viene raggiunto dalla macchina della polizia malefica che si traforma in un robot che gli chiede gli occhiali del nonno. Il ragazzo riesce a scappare e incappa nella tipa (che eroina filmica è se non si mette sempre in mezzo?), che non batte ciglio quando vede il robot gigante. La macchina gialla li salva e li porta via (con un sottofondo metal fastidioso). In un altro spiazzo/molo/fabbrica abbandonata le due automobili si trasformano e se le danno. Mentre i grossi si picchiano, loro sono alle prese con il cosino piccolo. Mikaela lo neutralizza con un seghetto elettrico. La macchina gialla torna in sé, li fa salire e gli spiega che è di origine aliena. Il cosino decapitato si traforma in cellulare, garantendosi un passaggio gratuito nella borsa della tipa. Dopo un commento offensivo sulla carrozzeria malandata, la macchina si arrabbia e li fa scendere, ma torna messa a nuovo, con la musica riciclata da Kill Bill (che chi sa dove l’aveva pigliata a sua volta).
Cominciano ad arrivare altri robot dallo spazio, che prendono sembianze varie, spaventando l’intera città e una bambina che crede siano le fate dei dentini. La macchina gialla li conduce dai compagni e il capo, Optimus prime, che gli spiega che provengono dal pianeta Cybertron, dilaniato dalla guerra per la possessione del cubo, che hanno imparato a parlare da internet, che il nonno di Sam aveva scoperto Megatron, un robot congelato, precipitato sulla terra per recuperare l’oggetto. Visto che le coordinate del cubo sono impresse negli occhiali del nonno di Sam, bisogna prevenire che i cattivi lo trovino: il parallelepipedo servirebbe ad attivare tutte le macchine della terra per farle combattere e annientare la razza umana.
La Barbie arrestata cerca di farsi ascoltare spiegando che nel file scaricato da chi è entrato nel sistema c’erano delle informazioni su un certo Witwicky riguardanti il settore sette.
Sam e i robot vanno a recuperare gli occhiali, ma un imprevisto insormontabile gli rende le cose un po’ più difficili del previsto: passare la barriera genitori è un’impresa poco semplice. Dopo qualche minuto di gag di terz’ordine tra Sam e i genitori, che credono si stia masturbando, tra gli aggeggi, il cane e le petunie della mamma, recuperano gli occhiali. Agenti del settore sette arrivano a guastare la festa; li arrestano dopo averli trovati positivi al contatto con un certo tipo di isotopi. Mentre li stanno portando via, i robot li salvano, ma arriva la cavalleria che insegue Optimus Prime pensando sia cattivo. Riescono a catturare Bumblebee (la macchina gialla) e i ragazzi. Al pentagono arriva uno del settore sette, ma lo cagano solo dopo che tutte le vie di comunicazioni sono state interrotte. Spiega al segretario della difesa che la sua divisione è stata creata segretamente ottan’tanni prima e che in una delle spedizioni fallite su Marte erano riusciti a registrare delle immagini, nelle quali si vede l’ombra di un robot gigante, lo stesso che ha attaccato la base in Qatar. Decidono di ritirare le navi da guerra mandate a proteggere l’America in caso di attacco da parte della Corea del Nord o della Russia (sempre a pensare male!) e di concentrarsi su un attacco imminente.
Sam, Mikaela, bambolina bionda e ciccione si ritrovano tutti su un elicottero diretto al settore sette, dove sono anche i militari del deserto.
I transformers buoni leggono le coordinate del cubo e decidono di distruggerlo.
Nella base segreta, si viene a sapere che hanno tenuto nascosto Megatron per ottant’anni e che la base è stata costruita attorno al robot. La buttano in vacca dicendo che da lui hanno ricavato tutte le tecnologie esistenti. Sam racconta il piano dei robot cattivi per impossessarsi del cubo… e spunta il cubo, tenuto nello scantinato dal 1914, pur sapendo che è di origine aliena, pericoloso e potente. Il cosino decapitato lo vede e chiama a raccolta i cattivi, che interrompono la fornitura di energia che tiene congelato Megatron, per farlo riattivare. Sam insiste per avere indietro la sua macchina (Cristo, è proprio ossessionato!), la quale trasforma il cubone in un cubino portatile. Megatron risorge e i nostri sono occupati dal far funzionare una radio per chiamare rinforzi (ci riescono). Scappano verso il centro città (geniali) dove un aereo bombarda i buoni, ferendo Bumblebee. Sam, nel frattempo, riceve il compito di consegnare il cubo in un punto convenuto (nonostante la fretta e il destino dell’umanità nelle sue mani, la topa lo ferma per fargli una mezza dichiarazione risicata). Mentre corre, il cubo si attiva leggermente e trasforma una manciata di congegni elettronici in robot. Lei invece, piagnucola un po’ ma si riprende subito, con la velocità di un politico nostrano. Sam sta per mollare giù il malloppo ma un missile distrugge l’elicottero che doveva raccoglierlo, che sfiga. Megatron arriva a complicare le cose e lotta contro Optimus Prime, che in qualche modo riesce a infilargli il cubo nel “petto” e a distruggerlo.
Tutto finisce nel meglio (e adesso i danni chi li paga?): i resti dei robot vengono seppelliti in mare (bravi bravi, incitiamo ad inquinare!!!), il soldatino di piombo torna dalla famiglia pucci pucci, Sam si limona la tipa (finalmente, dopo due ore e mezza di film).
Visti i dialoghi scritti per un target minorile (e minorato), le tremende freddure, i riferimenti forzati al mondo dei gggiovani, le gag inutili, superflue e non richieste, gli effetti speciali che l’occhio umano non può cogliere, mi chiedo: che aspetto avrebbe il mio epilady se venisse trasformato in robot?
Riassumendo: perchè vedere un film con una trama del cavolo e con uno sfoggio di tecnologia insensato (visto che non riusciamo a vederlo)? Qualcuno me lo spiega?

martedì 16 ottobre 2007

[Recensione] I Fantastici Quattro

NO. Non il secondo, il primo. Mi sono presa indietro. Tutti parlano male di questo film, non potevo mica fare a meno!
Visto il target "vietato ai maggiori di 14 anni", si comincia subito (per subito intendo entro i primi 59 secondi - contati) definendo chi è il cattivo, chi è lo scienziato intelligente ma poco fortunato nella vita (e in amore) e chi è l'amico brutto e ciccione, ma molto simpatico e di cuore. Un'altra manciata di secondi e ci mostrano la ex gnocca dello sfigato (Jessica (sci)Alba) che ora sta con il maligno, e suo fratello, uno scavezzacollo con l'arroganza di un adolescente con la Mercedes di papà. Il tutto naturalmente bidimensionale come la carta igienica e condito da battute scartate dalla Smemoranda.
Il suddetto è l'equipaggio di una spedizione spaziale che deve andare incontro ad una nube solare per le solite ragioni umanitarie (..."Il genoma umano!", "Cura per le malattie!", "La pace nel mondo!", "Eliminiamo i carboitrati!", "La fine del cumunismo!"...). Putroppo, ma soprattutto ovviamente, accade l'imprevisto, e al posto di sfiorare questa tempesta solare, ci sbattono contro (come non accorgersi di una massa grande due milioni di chilometri che ti viene incontro poco amichevolmente? Uno deve essere un guidatore decisamente distratto).
Tornati sulla terra vengono messi in quarantena, ma niente sembra essere cambiato. Il cattivone, Victor Von Doom, viene cazziato dal consiglio amministrativo perchè la missione è fallita e lui comincia ad arrabbiarsi, sentendosi messo da parte e sminuito davanti al mondo.
Il primo ad avere sintomi anormali è Johnny Storm, che, rimorchiata un'infermierina, si getta da un elicottero per fare un po' di snowboard e gli si incendia la felpa (produzione cinese?).
Il buontempone sempre pronto a dare una mano, cerca di fare incontrare i due ex, che naturalmente si amano ancora (come in ogni film, chi si ama, si lascia, e rimungina per tutta la vita aspettando qualcuno che li salvi dalla depressione) e con un trucchetto da telenovela, ossia simulando (ma neanche tanto) un attacco di cagotto, li lascia soli a lume di candela. Qui scoprono che lei può diventare invisibile e lui si allunga come Tiramolla (mi asterrò dal fare qualsiasi battuta inerente il suo pisello, sono una donna elegante, io). Anche il cattivone dà segni di squilibrio, è diventato magnetico (Blooper: a questo punto ha una cicatrice sulla tempia destra, dà anche ordini di venire inquadrato da sinistra, ma per il resto del film ce l'ha dall'altra parte). L'ultimo a sentire le conseguenze dell'impatto è Ben, che comincia a fare gli stessi rumori di un van Volkswagen carico di hippies. Si traforma in Hulk, ma arancione e non verde. Disperato, corre dalla fidanzata che se ne va schifata (ah, l'amore...!).
Quando sei fatto di roccia e pesi mille mila quintali, che fai? Vai a sederti su un ponte! Lì, in pochi istanti si scatena il putiferio: tamponamenti a catena, camion che vengono triturati e autoscale dei pompieri che rimangono in bilico, aspettando il primo super eroe di passaggio. Ovviamente la polizia, come in ogni film fumettistico, prima scambia l'uomo roccia per un delinquente, ma poi, dopo essersi riunito con gli amici transgenici (altro che Chernobyl) ed aver salvato tutti, diventa l'eroe di grandi e piccini.
Ricapitolando, abbiamo: la donna invisibile, il cui unico scopo nella vita è sposarsi con qualcuno, non importa chi; l'uomo fuoco, che si comporta come un teen ager in calore; l'uomo roccia depresso per il proprio aspetto; l'uomo gomma, il cui più evidente effetto collaterale delle radiazioni, sono le tempie incanutite.
Decidono di chiudersi nell'appartamento di Reed Richards, l'uomo gomma (ogni scusa è buona), per fare dei test (ovviamente la sua tana è un laboratorio avanzatissimo e lui sa fare tutto). Von Doom cerca di riaccaparrarsi la fidanzata, ma lei, avendo capito che aria tira, preferisce rimanere con gli altri amicici.
Anche Victor, l'uomo testa di cazzo, si fa analizzare. Scopre di essere fatto di metallo e di poter accumulare energia elettrica (comoda per il campeggio). Naturalmente, uccide il povero scienziato quattrocchi che l'ha aiutato e si vendica del superiore ancora più stronzo che l'ha bistrattato.
L'uomo gomma cerca di mettere a punto una macchina che simula la tempesta, per farli tornare come prima. Come i concorrenti dei Grande Fratelli, anche i nostri iniziano a soffrire per l'essere a stretto contatto, cominciando a baruffare tra loro: l'uomo fuoco se ne va per i cavoli suoi a fare lo sborone con le moto acrobatiche, l'uomo roccia se ne va in un diner a piagnucolare, triste e depresso. Victor, nel frattemo, organizza un piano per vendicarsi dei suoi ex amici, è invidioso e geloso di Reed Richards, che prima era più inutile di una cagatina di piccione e ora è ricco e famoso (e con la topa). Raggiunge l'uomo piagnucolone, lo istiga contro Reed, e lo fa tornare all'appartamento per riempirlo di ingiurie.
L'uomo gomma, frustrato da tanta ostilità, prova su di sè la macchina, ma è mal calibrata e lo scioglie come il formaggio in microonde. La donna invisibile lo soccorre, pronunciando l'ovvietà del secolo: "Ti serve un medico!" e lui, accasciandosi a terra, sentenzia che l'aggeggio ha bisogno di più potenza. Victor, che li sta spiando, aziona la macchina sull'uomo roccia lamentevole (dandole potenza attraverso sè stesso, visto che è diventato una dinamo), e torna come prima (che culo! Ma almeno così smette di lamentarsi). L'ignobile nemico ha già pronta la solita solfa che spiega dettagliatamente i piani criminali, ma torna Reed (come nuovo) a rompergli le uova nel paniere. Lottano un po' ma l'uomo gomma non ha più tanto controllo sulla propria materia. Victor lo rapisce e lo porta a casa propria, dove lo congela, sperando poi di spezzarlo (non era più semplice infilare gli altri fantastici, uno ad uno nella macchina infernale?). Gli incredibili due rimasti vanno a salvarlo (l'uomo roccia si pente e si ritrasforma).
Arriva il capitolo finale, la lotta generale che impegna i magnifici quattro in pompa magna. Riescono ad annientare Victor e a dare un party su una nave.
Reed chiede a Susan di sposarlo, regalandole una coppiglia (cosa che non trovo per niente divertente, se fossi stata nei suoi panni, sarebbe scattato il calcio nei maroni).
Almeno ho imparato cos'è una coppiglia. Utile, in caso andassi a Chi vuol essere Milionario.

venerdì 12 ottobre 2007

[Fun] La liste delle liste... 2

I PERVERTITI:
amare fighe (amare?!)
becca fica (becca???)
cacca in faccia porno
dodicenni che mostrano la figa foto (qui scatta la denuncia)
zoofilo porno
topona bionda
oggetti infilati nella topa (non so se la topa sia tanto felice)
il piacere di incularti
foto di topone pelose
foto militari in calzoni corti
lola drag queen
costumi di gommapiuma di titty (è DECISAMENTE una perversione… “Oh! Mi è semblato di vedele un cazzo!”)
viggo mortensen omosessual* (ma l’asterisco cosa c’entra?)
tom cruise rasato (per carità, già è orribile così com’è!)
sosia di ville valo (non basta quello vero?)
sosia daniel craig (mi autocito “non basta quello vero?)

I CURIOSI:
altezza di timothy olyphant
anello che indossa brad pitt (ma chi se ne frega!)
attrici alito pearl harbour (…)
ben affleck alopecia (ma poveretto… il mese scorso era Elijah Wood stempiato…)
ben affleck cicatrice
ben affleck shock (eh?)
bijou philip vita privata (meglio non indagare)
christopher o'donnell foto nudo (quelle poi passale)
con chi è fidanzato rufus sewell? (è un uomo libero)
heat ledger e il miglior amico di gyllenhaal anche nella realta (notare che non è una domanda, bensì un’affermazione)
signore degli anelli aragon come muore (muore? Ma io dov'ero?!)

GLI INTELLIGIBILI
colin farrell controparte (ossia?)
foto di una bionda che indica tre con le dita (uhm?)
ragazza con crampi al polpaccio (questa mi turba la notte)
il mondo doppiatori crash cronenberg
gabriele pugnale militare film

I VIOLENTI
fegato aggredisce horror zombie
foto dita mozzate wolf creek
wolf creek coltello dietro la schiena

GLI ESPERTI DI MOTORI DI RICERCA
recensione:la ragazza con l'orecchino di perla(film)
"the war" "kevin costner" vietnam
"the war" trama e commento
“film casino' royal dove fanno saltare il palazzo?palazzo” (scritta proprio così)

LE PERLE DEI FAN DI JOSH HARTNETT:
josh hartnett spalle larghe
per una sola estate hartnett ridicolo

QUELLI CHE HANNO CERCATO “GO – UNA NOTTE DA DIMENTICARE”:
5 (lo scorso mese: 7)
… “PEARL HARBOR”:
8 (lo scorso mese 4)
(cos’avranno mai questi due film?!)

LA MIGLIORE…
(pensavo che dopo “pisello Josh Hartnett” niente potesse avere valore… ma invece…)
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.......
christian bale si paragona fungo

mercoledì 10 ottobre 2007

[Recensione] Un ponte per Terabithia


Per parafrasare Dr House si potrebbe dire che "Tutti i trailer mentono". Ci sono varie possibilità: nel caso A, il filmato contiene le scene migliori di un film (magari anche qualche spoiler), nel caso B, è tutto un altro film.
Da un trailer così, ci si aspettava qualcosa di simile a una Narnia senza l'armadio puzzolente, a un Jurassic park senza le zanzare o comunque a un film dove due ragazzini ficcanaso finiscono in un mondo parallelo per caso. Ovviamente, nulla di tutto questo.
Jess è un bambino sfigato, ma talmente sfigato che nonostante alle medie io fossi l'avvocato delle cause perse, l'avrei pestato a sangue durante ogni ricreazione. Vive in una famiglia povera, con quattro sorelle (due più grandi, stronze adolescenti, una più piccola, rompicazzi, una neonata, inutile) e un padre di cui pure io mi cagherei sotto, visto che nella mia testa lui vestirà sempre questi panni (no, non il Governatore, l'altro...). Tutti lo insultano, lo picchiano, lo villipendono... insomma, la vita normale in una scuola americana. L'unica cosa che gli da soddisfazione è correre, ma il primo giorno di scuola arriva una bambina nuova a guastargli le feste. Leslie è una che si veste mescolando i consigli di look di Cioè e andando a ravanare nella spazzatura: abbinamenti di colore degni di un ipovedente daltonico, ricami improbabili sui jeans acqua alta, ammucchiamenti di tshirt e canottiere una sopra l'altra, manicotti di lana sui gomiti (eh, fa freddo in Arizona o ovunque essi si trovino). Ha l'espressione di un folletto fatto di tranquillante per cavalli, infatti, al primo confronto con la bulla della scuola (una cicciona che forse si veste peggio di lei) si mette a blaterare di troll giganteschi che amano i piedi. Al chè, io sarei scappata a gambe levate... Ovviamente i due poveri imbecilli, dopo un po' di diffidenza, fanno amicizia. Fatalità abitano attaccati (e non si erano mai visti prima) e inoltrandosi nel bosco, cominciano a fantasticare su un mondo magico, pieno di banalità disneyane come troll giganti (e daje), libellule guerriere, pigne-granate... E continuano così, in una frenesia misto LSD e schizofrenia infantile. A scuola tutto continua normalmente, lui viene preso in giro dai maschietti, lei dall'obesa. Anche l'insegnante di letteratura fa schifo. Quella di musica (la splendida, bellissima, meravigliosa Zooey Deschanel) però, è alternativa, carina e gentile. Nel loro mondo magico (o dovrei dire allucinazione acuta) costruiscono una casa sull'albero (come tutti i bambini americani, sono espertissimi di carpenteria). Lei parla con gli alberi, col vento e con chiunque le capiti a tiro, modello ubriacatura molesta (manca solo che si pisci addosso). Il padre di Jess lo sgrida per la sua fantasia (disegna un sacco) e ci rimane ancora peggio, quando scopre che la famiglia di lei è una bomba di simpatia, calore e divertimento (nonostante stiano dipingendo le pareti del salotto color rigurgito di neonato). Si vendicano della stronza obesa, che poverina, confessa che il padre la picchia (non può esserci un cattivo supremo, deve sempre essere giustificato). Leslie l'aiuta e così, i nostri eroi, scampano alla macellazione. Durante un week-end, l'insegnante di musica invita Jess ad andare con lei in una galleria d'arte (nel mondo reale non succederebbe mai, viste tutte le menate sulla pedofilia). Al suo ritorno scopre che Leslie è morta, cadendo nel fiume all'entranta del loro paradiso segreto, Terabithia. La tristezza impera, arrivano tutte le banalità del caso: il ragazzo non riesce ad accettare il lutto, i compagni di scuola fanno battute ignobili sulal perdita della ragazza, i genitori distrutti che si trasferiscono in una città a caso...
Jess decide di costruire un ponte di legno. Pensarci prima, no?
Un film che mi ha lasciato a bocca aperta per la falsa pista lanciata dal trailer. Io denuncerei per frode chi l'ha montato. E' come se fosse pubblicità ingannevole... quello che si pubblicizza, bisogna vendere... grazie a Dio non sono andata a vederlo al cinema.
Il regista si chiama Gabor Csupo, il quale nome mi fa pensare ad un anagramma. Anzi, a 609.
PS: è un remake.

domenica 7 ottobre 2007

[Recensione] Catwoman

Fino a un anno fa, mi rifiutavo categoricamente di vedere film tratti da fumetti. Avevo giusto un paio di pregiudizi. Però, pensandoci, col senno di poi, sono sempre stata innamorata di Batman. Quando uscì Batman forever nelle sale, FATALITA’ Val Kilmer era il mio attore preferito. Fino a Batman Begins, per me, Batman, era lui. Ora, se uno pensa a Batman, pensa a Christian Bale (anche il Tg5 conferma, nella loro infinita arbitrarietà informativa). Bale è un uomo perfetto (salto la sviolinata e vado al punto), è una macchina da guerra, un supereroe giusto e umano. Ma non è sexy (nelle vesti di Batman, si intende. Negli altri film… da ictus). Bruce Waye è un riccone pieno di donne, DEVE essere sexy (immagino che sia per questo motivo che per hanno scelto George Clooney, il peggior Batman di sempre). Val Kilmer lo è (ops, ERA), eccome. Gli ormoni di una tredicenne non mentono mai. Tutto ciò per dire cosa? Non mi ricordo più.
Ah, sì. Fino a quest’anno, niente film tratti da fumetti tranne Batman (Tank girl e Ghost world… ma non sono fumetti ordinari). Poi ho scoperto di avere il Sacro Graal nella mia videoteca. X-men e sequel. Mi interessava vedere il numero due, giusto per gustarmi Alan Cumming tinto di blu, ma essendo una purista, mica potevo vedere il due e non l’uno? Eh no, carissimi. E lì, come San Paolo (Pietro? Giovanni? Boh!) colpito sulla via di Damasco, ebbi la rivelazione. Gli X-men erano fighi quanto Batman! (Tutto ciò a 24 anni… c’è gente che legge fumetti a sei anni di vita… oh, meglio tardi che mai). Ma soprattutto, che razza di animale è Wolverine? (Animale in tutti i sensi, gnam!)… E lì mi è nata la curiosità di vedere altri film tratti da fumetti, di vari generi… Sono arrivati Daredevil (penso di essere una delle poche persone al mondo a cui è piaciuto), Hellboy, Spiderman, Hulk e via dicendo. Quindi, Catwoman rientra nel programma “recuperiamo il tempo perduto”.
Comincia con una delle frasi più altisonanti della storia del cinema, dopo “Adoro l’odore delle scorregge mattitine” (vi sfido a trovarmi la citazione), ossia “tutto è cominciato il giorno in cui sono morta” (e noi ci chiediamo… Perché sei resuscitata? Nessuno te l’aveva chiesto…). La protagonista, Patience (… appunto…), una sfigata dal dubbio gusto per l’abbigliamento, che fa la grafica per una grossa azienda di cosmetici, si fa trattare male da tutti, compreso il capo, che oltre a sgridarla per come è vestita, le fa rifare tutto il lavoro entro la mezzanotte del giorno dopo (perché nei film mettono sempre ste scadenze assurde?). La moglie del capo, una vecchia conservata sotto formaldeide, è una stronza ipocrita come lui (Dio lì fa, poi li accoppia) ma la difende dall’attacco del marito.
Patience torna a casa (ovviamente un quartiere malfamato) dove da ancora prova di essere un’inetta. Il mattino seguente un gatto si arrampica sul suo cornicione e lei per salvarlo, al posto di chiamare i pompieri come ogni film che si rispetti, esce dalla finestra e sale su un condizionatore di quelli che si incastrano nelle finestre (altro che Darwin awards..). Un poliziotto che per caso passa sotto la sua finestra la salva, credendola una suicida (peccato…). Ovviamente scatta l’inciucio quando lui le riporta il portafoglio, smarrito per la fretta di andare al lavoro (compagni di lavoro: un gay di colore e una cicciona simpatica… quando mai i ciccioni dei film non sono simpatici?).
A mezzanotte meno trenta secondi la donna si reca nella fabbrica dove fanno (bolliscono?) i cosmetici ma trovando tutto chiuso, si infila in una porticina di servizio, dove naturalmente assiste alla confessione dello scienziato sfigato che ammette che la super crema che stanno per mettere in produzione ha degli effetti collaterali terrificanti. Da sfigata maldrestra qual è, ribalta una serie di teglie (?!) e si fa sgamare di brutto. La moglie del capo, artefice dei loschi piani, dà l’ordine ai propri scagnozzi di ucciderla (un po’ radicale!). Le sparano a raffica e lei per scappare si infila in uno shaker gigante, che in realtà è una specie di lavandino, dove gettano le scorie. Finisce nel fiume e muore. Il suo cadavere affiora su un monterozzo di escrementi, e qualche decina di gatti le si avvicinano, forse attirati dalla puzza di pesce. Il gatto che lei aveva cercato di salvare, le sale sul petto e le alita in faccia. Lei rinviene, giustamente. Avete mai annusato l’alito di un gatto? Non è un’iperbole dire che potrebbe far resuscirare i morti sul serio. Si risveglia piena di cacca in faccia e con lo spider-sense. Torna a casa e si risveglia su una mensola. Rintraccia l’indirizzo della padrona del gatto e lo riporta a casa. La donna è una vecchia scarrampana che vive da sola, con settecento felini (ovviamente è l’unica casa a un piano in mezzo ai grattacieli). Le racconta la solita solfa mitologica e lei non ci crede. Tornata al lavoro, il capo le fa una scenata alla quale lei risponde per le rime, venendo licenziata in tronco. Si incontra con il fusto (fusto… nel film lo fanno passare come bellone, io lo trovo disgustoso) portandogli una litrata di caffè (scrivendo “sorry” sul bicchiere, che romantica canaglia). Lui insegna a comportarsi bene ai bambini delle elementari e giocano tutti insieme a basket allegramente. In stile videoclip di Britney Spears, i due si sfidano e lei fa sfoggio della sua nuova agilità. Patience afferma che la sua amica in carne le dice di essere “svago-deficiente” ma essendomi stata servita su un piatto d’argento, mi asterrò dal fare qualsiasi battuta.
Tornata a casa, mangia tonno con le mani (per quanto sia buono, la puzza di tonno non si leva dalle dita…) e spacca il culo al vicino che tiene la musica ad alto volume. Scopre di essere brava con la frusta, si taglia i capelli e se li acconcia in una pettinatura particolarmente ridicola e fuori moda, si veste da motociclista porno e ruba una moto. Per caso, passa davanti ad una gioielleria dove c’è una rapina in corso. Entra, picchia i malviventi con del kung fu falsissimo e si porta a casa la refurtiva. Il mattino dopo la riporta alla polizia, con un bel “sorry” scritto sulla busta (ma è una mania?!). Nonostante il comportamento gattesco, continua a vestirsi da culo. Torna dalla scarrampana per chiarirsi le idee e la vecchia le da una maschera gattesca dicendole di accettarsi per quello che è. Si fa un nuovo costume, decisamente troppo succinto (mai provato a fare acrobazie con i tacchi a spillo?) per una battona, figuriamoci per una donna qualunque. Rintraccia uno dei due uomini che l’hanno uccisa, a calci in culo si fa spiegare lo stato delle cose e torna alla fabbrica di cosmetici. Trova il cadavere dello scienziato pentito ma uno che passava di lì per nessun motivo da la colpa a lei. Il suo poliziotto indaga sul caso e nota la similitudine tra i due “sorry”. Come ogni coppia cinematografica decente, vanno al luna park, dove di nuovo, lei fa sfoggio della sua agilità, salvando un bambino dalla ruota panoramica scassata.
La notte Patience si reca a casa del capo, sperando di pareggiare i conti, ma trova la moglie, che le mente, spedendola dal marito che è a teatro con l’amante. Lei non fa a tempo a fargli la festa che la inseguono nelle quinte. Il fidanzato la confronta, remenandosi per terra per far salire la tensione erotica, e lei gli molla un bacio esagerato sulla guancia. Riesce a scappare, probabilmente perché lo ha tramortito con le sue battute di bassissima lega.
Escono di nuovo insieme e finalmente trombano, ma quando lei sta dormendo, lui trova un artiglio sul tappeto e capisce tutto quanto. Ruba anche un bicchiere con l’impronta di rossetto, che fa prontamente analizzare dagli espertoni. È ovviamente identica a quella nelle foto della guancia del poliziotto. CSI gli fa una pippa.
La moglie del capo la attira con una trappola (nel frattempo si è scoperto che ha i superpoteri, dati dall’uso decennale della crema che produce), facendo ricadere la colpa dell’assassinio del marito su di lei. La arrestano ma lei scappa attraverso le sbarre (larghe quanto un armadio).
Indossato il suo scomodissimo costume va a sabotare la consegna delle creme di bellezza, prevista per il giorno dopo. Durante la lotta finale, la cattivona (dimenticavo, è Sharon “prugna secca” Stone) cade dalla torre del capannone e si spiaccica al suolo. La donna-gatto molla l’ometto con un bigliettino e si da alla pazza gioia notturna. Vestita così le verrà probabilmente molto facile divertirsi…
Il regista… è uno che si chiama PITOF. Solo PITOF. Non John Pitof, o Francis Pitof. Pitof e basta.

martedì 2 ottobre 2007

[Recensione] Tenacious D and the pick of destiny

Ci sono tanti film imbecilli, troppi. Ma alcuni sono adorabili. Ognuno ha il proprio set di inconfessabili scheletri nell’armadio (parecchi, per quanto mi riguarda), uno peggio dell’altro.
Tenacious D and the pick of destiny non è tra quelli che ispirano grasse risate. Non fa ridere. Non è intelligente, non è brillante, non è innovativo. Insomma, spazzatura autocelebrativa.
Di solito quando un film contiene varie citazioni rock (anch’io nel mio piccolo sono una nerd per certe cose) corro a vederlo giusto per complimentarmi con me stessa di averle riconosciute. La maggior parte dei film che parlano di rock (o che ci girano intorno) sono idioti. Ma fanno ridere, o sono emozionanti per altri motivi. Questo no. Non ho idea di quanto abbia incassato, ma sono pronta a scommetterci una mano (la sinistra – la destra mi serve) che gli incassi hanno subito una parabola discendente di week end in week end, grazie al passaparola.
Comincia con dei titoli di coda animati, dove i due protagonisti (Jack Black e Kyle Gass) si scoreggiano addosso a vicenda. Non fa ridere.
E’ la storia del sogno americano: un bambino ribelle (Jack Black) che ama il rock’n’roll scappa da casa per inseguire una carriera musicale a Los Angeles. Appena arriva (con un gap di dieci anni) nella città degli angeli incontra Kyle Gass, che lo ospita a casa propria, in cambio dello svolgimento dei lavori domestici. Nel frattempo, da rockstar navigata quale sostiene di essere, gli spiega i segreti del mestiere, sciorinando cagate su Dio (che prende vita da un poster… Ronnie James Dio, non Dio Dio, l’anziano signore con la barba seduto su un trono. No, non quell’anziano signore vestito di rosso. Quello vestito di bianco!) e i Black Sabbath. Si rivela però un bluff e dopo un’incazzatura di sei millisecondi, Jack Black lo perdona. Si accorgono di un segno divino che gli unisce, uno ha una voglia con le lettere TENAC sul culo, l’altro IOUS. Non fa ridere.
Si arrabattano per farsi conoscere ma zero. Si accorgono che tutti i grandi del rock hanno usato lo stesso plettro (eh sì, tutti in casa abbiamo pile di Rolling Stone degli anni settanta). Si recano nel primo negozio di strumenti a cercarlo ma il commesso gli spiega, in puro stile apocalittico (“il segreto più oscuro della storia del rock!”), che il plettro è il dente di Satana, passato di mano in mano, che garantisce il successo di chi lo usa. Parte la ricerca. Scoprono che l’oggetto è conservato al museo della storia del rock’n’roll. Sulla via incontrano un (fantastico) pazzoide che gli rivela il piano d’azione per entrare. I due amici litigano e si dividono. Uno va ad una festa con delle fighe, l’altro continua il viaggio. Uno fa una figura di merda al party, l’altro riesce ad entrare nel museo (dopo aver viaggiato un po’ a causa di funghi allucinogeni – una delle scene più inutili della storia del cinema mondiale – nonostante John C. Reilly interpreti lo yeti). Lì si reincontrano (ovviamente) e proseguono. Localizzano il plettro, protetto da una serie di raggi laser (ovviamente) e Jack Black riesce a scansarli ma rimane bloccato a dieci centimetri dal pulsante che li disattiva. La soluzione è farsi venire un’erezione per pigiarlo. Non fa ridere. Riescono a rubarlo e a sfuggire all’inseguimento della pula arrivando ad LA, alla tanto agognata gara di talenti del pub puzzolente sotto casa. Da impediti quali sono, rompono il plettro perché se lo litigano ma poi si convincono che è un placebo, che la forza è in loro, che sono amici per sempre, blah blah blah. In realtà il tipo che presenta lo show è un accolito di Satana (Dave Grohl) che finalmente ricostituito, diventa di nuovo potente. Si sfidano a duello chitarristico. Perdono ma poi vincono perché gli staccano un corno per sbaglio.
Porcata. Osceno. Inutile. Idiota. Target: dodicenni che ascoltano i Metallica e i Korn.
Si può dire però che i vari camei allietano la visione: Meat Loaf nella parte del padre oscurantista di Jack, Ben Stiller è il negoziante che gli svela la storia del plettro, Amy Poehler la cameriera del diner e Tim Robbins, nel ruolo di uno svalvolato senza denti. Impagabili (soprattutto Ben Stiller).
Il film è stato scritto dal duo protagonista insieme a Liam Lynch. Se non sapete chi è, cliccate qui. E capirete tante cose.

giovedì 20 settembre 2007

[Recensione] Casino Royale

Un paio d’anni fa, quando hanno annunciato l’attore che avrebbe interpretato il prossimo Bond, sono andata immediatamente a cercarmi la sua faccia su internet, visto che non l’avevo mai sentito nominare. Daniel Craig, un sosia di Gollum, con la personalità di un bulldog e la grazia di John Merrick. E giustamente non ero l’unica ad avere delle reazioni di disgusto di fronte alle sue foto. Internet era in rivolta. Tutti a protestare per la scelta, a sottolineare il fatto che questo qui non aveva nessuna delle caratteristiche proprie di James Bond. Lo confesso, non sono un’amante di 007, non ne ho mai guardato uno intero, il personaggio in sé non mi attira (ora ho ancora meno ragioni). Ma allora, perché mi sono imbarcata in quest’epica avventura di vedere Casino royale? Beh, ovviamente, sono responsabili i miei ormoni da serial-zitella. Il super cattivo è interpretato da Mads Mikkelsen, un uomo bellissimo che ridefinisce il concetto di zigomi taglienti (non è una battuta, anche se sembra). Una creatura talmente vicina a Dio che lacrima sangue (anche questa, non è una battuta). Poetico. Un cattivo per eccellenza, che non muove un muscolo facciale neanche se gli fai il solletico, e con la cicatrice d’ordinanza in un qualche posto visibile anche dallo spettatore più distratto. Com’è che tutti i cattivi ce l’hanno? Tutti padroni di gatti furiosi o parenti di lanciatori di coltelli maldestri? Chissà, forse perché il cliché comanda che se uno è cattivo deve essere anche brutto, ma a me, oh, le cicatrici arrapano assai.
I primi tre minuti di film servono a stabilire che il protagonista è sempre lo stesso agente giocherellone e furbo, con un forte senso dell’umorismo, del tipo che ti fa la battuta e ride da solo. Le prime immagini ce lo mostrano come ogni bulletto delle elementari che si rispetti, che picchia la sua vittima designata ficcandole la testa nel lavandino. Il tutto si svolge a Praga per nessun motivo evidente, forse solo quello di fare gli sboroni e confonderci le idee.
Ci spostiamo a Mbale, Uganda, dove LeChiffre (sono a corto di vezzeggiativi per il divino Mads Mikkelsen, lo chiamo col suo nome, anche se si scoprirà più tardi come si chiama) molto minacciosamente, va a ritirare un bel gruzzolo di denaro da un terrorista africano a caso.
Ci trasferiamo in Madagascar (perché in Madagascar non si sa, poteva benissimo essere uno stato africano a caso, anche quello di prima, tanto non se ne sarebbe accorto nessuno) dove il Nostro eroe dall’espressione annoiata insegue uno a caso per otto minuti, arrampicandosi su grattacieli in costruzione, rubando scavatori dai vetri antiproiettile (tutti li hanno, al giorno d’oggi non si sa mai), librandosi in aria tra gru alte trenta metri che manco Batman ci riesce, scagliando la pistola ormai scarica addosso all’avversario (come insegna il buon vecchio Enrico Toti) e, come ciliegina sulla torta, facendo saltare in aria il consolato di non si sa che nazione. Ma non è tutto: la parte peggiore è la ramanzina che gli fa il capo (una Judi Dench SPRECATISSIMA). Però lui la sa lunga e tutto l’inseguimento costato milioni di dollari alla produzione, qualche cellula celebrale a me, serviva per prendere il cellulare di uno che apparentemente costruiva bombe, e per vedere l’ultimo messaggino ricevuto (non hanno preso esempio dai nostri politici spioni, tsè, principianti).
Dopo un doverosissimo e fugace tetta-culo inspiegabile al tramonto, cosicchè non appaia gratuito ma artistico, LeChiffre, che oltre ai condotti lacrimali che perdono ha anche l’asma, trama qualcosa alle spalle del mondo, insieme a dei giapponesi (sono dappertutto!).
Bond, dopo essersi intrufolato a casa del capo per accedere al suo computer, rintraccia il luogo da cui è stato spedito il messaggino del povero bombarolo… guarda un po’ le Bahamas. Perché non è mai Dolo, provincia di Venezia? Dopo un altro assaggio di simpatia e sagacia del nostro protagonista deforme, in men che non si dica, scopre chi è il mittende dell’sms che naturalmente l’aveva mandato stando in piedi, in buona luce e sorridente davanti alla telecamera principale dell’ingresso del super hotel esclusivo.
Bond adocchia una bellona sulla spiaggia, che ovviamente è la moglie dell’autore dell’sms, che la tratta pure male. 007 gli vince un’Aston Martin del ’64 a poker, gli spupazza la moglie e lo segue a Miami. Routine.
A Miami insegue il borsone del povero scemo che ha perso l’automobile, passato nelle mani di uno sfigato a caso (che probabilmente sta ancora continuando a farsi le seghe al pensiero di aver avuto ben 10 minuti di screen time nell’ultimo Bond). Costui è un attore italiano dalla faccia di bronzo (non nel senso che è uno simpatico che le spara grosse, bensì immobile, come il suddetto metallo). Lo segue all’areroporto, dove si rincorrono, si picchiano, si sparano, saltano su camion diretti verso l’aereo più grande del mondo per farlo esplodere, ma… l’agente più fortunato del pianeta, riesce a fermare tutto in tempo. La polizia lo scambia per il terrorista, lo arrestano ma lui, furbastro, aveva messo la bomba in tasca al terrorista vero, che si fa saltare in aria come un coglione. Bye bye Santamaria.
Torna alle Bahamas dove M, il capo, gli dice che LeChiffre è uno che usa i fondi terroristici per giocarli in borsa, ma visto che l’aereo più grande del mondo non è esploso, lui ha perso tutto. Indipercui, deve rivincere tutto giocando a poker, in Montenegro. Bond quindi è costretto a partecipare per non far vincere il guerrafondaio (se la trama era già abbastanza pretestuosa, qui viriamo sulla fantascienza). Sul treno che lo porta in Montenegro (dalle Bahamas?) incontra la ragioniera topa, che ovviamente lo prende subito a male parole (più lo trattano male, più probabilità hanno di portaselo a letto dopo). Arrivano nel prestigioso albergo dove si svolgerà la partita (trovando una macchina super accessoriata piena di gadgets, che poi si vedrà a cosa servono). Giancarlo Giannini è il suo complice e informatore. Inizia la partita, lui perde un sacco di soldi perché crede di aver sgamato il tic di LeChiffre che indica il bluff. I terroristi africani dell’inizio, fanno un imboscata a quest’ultimo perché si sono accorti che i loro fondi sono scomparsi. Bond salva tutti come sempre, ma la topa è sconvolta perchè ha visto un paio di cadaveri e lui la consola, ciucciandole le dita per toglierle il sangue da sotto le unghie (ma lui, non era quello che non provava sentimenti neanche per sua nonna?).
Tornato al tavolo di gioco, si accorda con uno dei giocatori (che era della CIA) ma LeChiffre lo avvelena. Il nostro simpaticissimo eroe, in preda ad un arresto cardiaco, si reca alla macchina, dove, via telefonino, riceve le istruzioni per auto-riavvivarsi, infatti uno dei gingilli dell’auto è un defibrillatore portatile. Prova a farlo funzionare, non va, e sviene. La Bond girl di turno arriva e da esperta defibrillatrice, lo salva. Lui si cambia la camicia e torna a giocare, come se niente fosse. E vince tutto. Però capisce che qualcuno l’ha tradito, infatti parte all’inseguimento di LeChiffre che ha rapito la topa. Si cappotta con l’auto e rapiscono pure lui, mettendolo a sedere a culo nudo su una sedia senza fondo. Il cattivo dagli occhi di ghiaccio lo tortura dandogli botte sulle palle con una corda, senza mai perdere la sua caratteristica eleganza. Arriva uno e lo uccide (sigh!).
Bond si risveglia in ospedale, dove la ragioniera gli fa delle avances e tutto sembra andare per il meglio. In realtà mancano ancora ventiquattro minuti alla fine del film e di sicuro lei non sopravvive tanto da finire nel sequel. Si amano e vogliono passare la vita insieme (io ero rimasta che Bond era una testa di cazzo maschilista) e in barca a vela si recano a Venezia, dove, in Canal Grande fanno fatica a passare i vaporetti, figuriamoci una barca a vela. L’idillio è destinato a finire, perché lei lo frega di brutto, prelevando la vincita del casinò e sparendo con la valigetta. Lui che è uno furbo, se ne accorge subito e la segue. Visto che manca poco alla fine deve succedere l’apocalisse conclusiva e dopo una sparatoria in un chiostro, l’inseguimento con i cattivi porta al crollo di un palazzo sul Canal Grande, che apparenemente è tenuto a galla con dei sacchi d’aria. Lei annega e lui fa finta di non essere triste.
Allora. Mi piacciono molto i film d’azione, solo che non sopporto quando l’azione in sé non ha senso. Esplosioni a caso, sparatorie lunghissime e insulse, eroi che non muoiono mai e cattivi da fumetto sono cose che non sopporto. Questo Bond è ciò che un film d’azione non dovrebbe essere. Ha una trama che non regge (perché sfidare a carte il cattivo quando puoi benissimo arrestarlo?), personaggi monodimensionali e pieno di complicazioni inutili. Nonostante uno degli autori della sceneggiatura sia Paul Haggis, uno che sa, il prodotto finale è una porcata e non riesco a pensare a nessun motivo valido che può spingere qualcuno a dire che vale la pena di vedere un film del genere (a parte Mads Mikkelsen).
Il film è diretto da Martin Campbell. Che cosa potevamo aspettarci da uno che ha diretto VERTICAL LIMIT???

lunedì 10 settembre 2007

[Recensione] Minority report

Sto film è talmente una porcata che non ho neanche voglia di scriverci sopra qualcosa…Tom Cruise è l’anticristo delle capacità recitative. Tom Cruise è il contrario della spontaneità, della simpatia e del carisma. È un imbecille. Non mi stupisco che la giovane moglie ogni tanto prenda la bimba e se ne scappi di casa con armi e bagagli.
La trama base del film è ispirata ad un racconto di Philip K. Dick, uno di quei scrittori che conosci solo perché hai visto i film tratti dai suoi libri, che nessun essere umano ha letto.
Ci troviamo nell’anno 2054, dove esiste un dipartimento pre-crimine, un esperimento creato per prevenire gli omicidi in una determinata area. Tre persone “speciali”, i Precog, con l’alopecia e ammollo in una vasca “prevedono” quello che accadrà con estrema precisione e da un tubo esce una pallina con il nome dell’assassino e della vittima. Le persone preposte ad analizzare il caso non sanno l’indirizzo dove avverrà il delitto e devono analizzare le immagini partorite dalle menti dei tre tizi, con un sistema a dir poco ridicolo. Le immagini vengono proiettate su una superficie verticale trasparente (un vetro) e le “spazzano” cioè zoomano, cercando particolari (bastava un Windows 3.1). Ma il tutto ovviamente deve fare scena, quindi indossano dei guantini che lasciano scoperte due dita, armeggiano come se volessero scacciare delle mosche particolarmente aggressive e lo fanno sembrare una cosa difficilissima. Tom Cruise è il poliziotto più bravo di tutti, quello che corre qua e là giusto per fare vedere che è in forma e che non è invecchiato. Per dargli un minimo di profondità, sei anni prima gli hanno rapito il figlio e lui deve ancora riprendersi dallo shock. Infatti quando non lavora si inoltra nei bassifondi per comprare la DROGA, chiamata “Chiarezza”, che si inala come il Ventolin. Colin Farrell fa l’agente dell’FBI mandato a controllare l’attività di quel dipartimento ma non convince neanche sua madre nella parte del buono e solerte. Passi che indossi giacca e cravatta (l’immagine che mi viene in mente è quella di Platinette in perizoma… non ci sta), passi che faccia la parte dell’intelligentone, ma che abbia studiato anche teologia e che si imbarchi in discussioni teosofiche… beh, casca leggermente l’asino (anche se una fantasia modello Uccelli di Rovo c’è scappata).
Cruise è l’uomo senza un dubbio, testardo e monodimensionale che è convinto che il sistema funzioni perfettamente, che non ci siano falle di alcun tipo (neanche se uno mezzo secondo prima di commettere l’omicidio cambia idea). Dopo 15 minuti di film, quando uno dei Precog lo vede che spara ad un tizio, accade un putiferio. Quando tocca a lui, ovviamente, il sistema non funziona più, è una cospirazione per toglierlo dalle palle (come biasimarli?), deve cercare le prove che i Precog sbagliano. Nonostante abbia lavorato in quel campo da sempre, non sapeva che esiste un “rapporto di minoranza”, ossia che a volte i tre tizi ammollo non sono d’accordo fra loro (già è difficile mettere d’accordo due persone su che film vedere, figuriamoci tre). Scappa, va da un conoscente (un fantastico Peter Stormare col moccio) e si fa cambiare gli occhi, visto che tutto funziona a riconoscimento oculare. Si tiene gli scarti perché gli servono per ritornare nella sede della pre-crimine. È matematicamente certo che un Precog deve aver visto qualcosa di diverso, quindi ne rapisce uno, la femmina, per portarsela appresso nella caccia all’uomo che ne segue (con annessi aggeggi à la Rocketeer). Va dall’hacker di turno per estrarre i ricordi dalla povera tizia rapita (sti hacker filmici sanno fare proprio di tutto,eh), ma non ne trovano di diversi. La sua mente insiste su delle particolari immagini che non c’entrano ma lui è troppo preoccupato a salvarsi il culo. È anche convinto che Farrell l’abbia incastrato. Riconosce l’edificio dove avviene l’assassinio e vi si reca (mona!) perché VUOLE SAPERE. Alla reception c’è Ethan di Lost. Incontra il tizio che in teoria dovrebbe uccidere e questo gli racconta che ha rapito suo figlio. Cruise prevedibilmente si incazza ma il tizio confessa che l’hanno pagato per raccontargli la frottola. Cruise gli spara per sbaglio, guarda un po’. Quando la pre-crimine arriva sulla scena del delitto Farrell ha l’illuminazione del secolo e si rende conto che forse, qualcuno sta veramente incastrando Cruise. Analizza le immagini che la Precog continua a “trasmettere” e nota dei particolari diversi tra le scene di un delitto avvenuto un bordello di anni prima. Si reca dal capo supremo (che avevamo visto molto in confidenza con Cruise) al quale confida che c’è del marcio al ministero. Infatti il vecchio gli spara. Povero Colin. La pula becca Cruise ma l’ex moglie di Cruise, scaltra come una faina, dà scacco matto al vecchio e va a salvare Cruise (usando gli occhi che erano avanzati… immagina la puzza). Il vecchio aveva ucciso la madre della Precog femmina perché lei la rivoleva indietro, con uno stratagemma che nessuno avrebbe sgamato. Solo Tom Cruise, nella sua immensità.
Due ore un quarto per dirci:
  1. Che ce l’hanno tutti su con Tom Cruise ma lui è invincibile, come Chuck Norris.
  2. Che Colin Farrell si veste bene solo se ha una costumista.

venerdì 7 settembre 2007

[Fun] La Lista delle Liste...

Come ogni blog cinematografico che si rispetti, è tempo di classifiche. Ma non temete, non ci sarà nessuna lista infinita di scene tratte da film che nessuno ha visto (ci sarà un motivo no?), attori sconosciuti del cinema ucraino, i peggiori film tratti da fumetti o quant’altro. Questo post l’hanno compilato le persone che cercando qualcosa su google, hanno digitato delle keywords particolari. Beh, particolari è un gigante eufemismo… leggere per credere… In ordine sparso, tranne la migliore.

PS: idea presa dal blog del Vetto®, tutti i diritti riservati, ovviamente.

1. chi doppiava george clooney nel telefilm e.r. : sì, e vuoi anche l’indirizzo?
2. crash cronenberg in culo: vizioso!
3. elijah wood stempiato: povero Elijah! E poi non è stempiato, è RASATO!
4. film anni 70 non vale sei morto: questa non l’ho capita. Ho i miei limiti.
5. film wolf creeck si salva qualcuno? Sì. Ma soprattutto… il punto di domanda?!
6. foto di ben affleck quando ha fatto il film pearl harbor: foto di tua mamma quando da piccolo ti ha fatto cadere dal seggiolone.
7. fregare i test psicologia: dovrei denunciare l’IP?
8. la fine di pearl harbor il film: aprire un libro di storia, no?
9. ozzy traduzione mama: non sono mica Scaruffi!
10. quante persone scompaiono in america: questo mi fa paura.
11. quanto vi piace jonathan tucker: a me tanto, e a voi?
12. ragazzo sevizia: anche questo… dovrei denunciarlo alle autorità competenti?
13. signore degli anelli mitril: Mitril? Che è? Ma chi si ricorda? Ma soprattutto… chi se ne frega!
14. south park tutti i personaggi: tutti, ma proprio tutti eh! Mi raccomando!
15. telefilm con tematiche omosessuali: ah beh, questo è capitato bene… se mi manda una mail privata.
16. topone pelose: zoofilo o semplice pervertito?
17. trame film mare "si rimettono insieme ": se google fosse intelligente quanto sembra, la risposta a questo annoso quesito sarebbe… TUTTI.
18. tristano e isotta film canale5: non gli veniva in mente la parola PALINSESTO, o anche solo PROGRAMMAZIONE. Povero, gli occhi di Rufus Sewell devono averlo accecato momentaneamente…
19. ugly betty trame di tutti gli episodi: oh, ma chi sono io? L’ufficio informazioni?!
20. val kilmer e scientology: ah, beh, questa poi!
21. video porno bijou philips: come si direbbe in Veneto… che stomaco!
22. x-men parodia sessuale: adesso la cerco anch’io!
23. définition de "buonista" français: questa l’hanno scritta in tanti… si sono messi d’accordo!
24. ashley judd - bionda in campagna: voglio andare a vivere in campagnaaaaaaaaaaaaa…..
25. attrice di pearl harbor: ripeto… Imdb, troppo difficile?
26. battute will & grace: sceneggiatura cercasi…
27. ben affleck mercuzio: Ben Affleck? Mercuzio? Ma questo, cos’ha fumato?!
28. comparse cinematografiche cercasi: un filmaker alle strette…
29. david kelley robert downey jr ha detto: a questa non ci arrivo proprio… non riesco proprio a capire dove vuole andare a parare… sfido che google l’ha mandato da me!
30. dinosauri: mi hanno scambiata per un sussidiario…
31. fare l'amore con ben affleck: ah, beh, questo vorremmo saperlo tutti…
32. film viene risucchiato in cielo: questa è plausibile, dai. Mettiamo caso che uno abbia visto lo spezzone di The forgotten in tv e abbia pensato… ma che porcata è questa?! E voleva sapere il titolo… gli elementi erano ben pochi per fare una ricerca su google! (più di uno l’ha cercato…)
33. go katie holmes recensione: sto film è un’ossessione! L’hanno cercato in ottocento, con un sacco di varianti, come “Go trama” (“Go trama go! Dammi una G, dammi una O, GOOOOOOOOO”), oppure “Go una serata da dimenticare” (questo va a letto presto… la notte non fa per lui), o ancora “imdb una notte da dimenticare” (questo sa cos’è imdb, peccato per il titolo in italiano… è già qualcosa, ammettiamolo)..
34. interpreta uno psicologo: azz, questa è difficile… mi vengono in mente almeno 45 film dove qualcuno “interpreta uno psicologo”…
35. kelly family: questo è un colpo basso!
36. la finestra sul cortile adriane lyne: peccato che il regista fosse Hitchcock… influenzato da Disturbia? Se ti è piaciuto quello, allora evita di sforzare il tuo cervello fino con film che non capiresti… vai a vedere Shrek, vai!
37. occhiali sole val kilmer: i fashionisti vivono tra noi!
38. oggetti vari infilati nella figa: pervertito n° 2….
39. orlando bloom vestito da donna: pervertito n°3… (Dio mio!)
40. pearl arbor+foto infermiere: 1) la sintassi, 2) la grammatica, 3) ma cos’è sta ossessione per Pearl Harbor?
41. queer as folk: doppiatori: harris allan: abuso di due punti…
42. the forgotten edward norton: era Dominic West… diamo a Cesare, ecc. ecc.
43. tic actor studio: impagabile.
44. trama completa film intrigo a berlino: mi raccomando, che sia COMPLETA, altrimenti non la voglio!
45. tre storie tre linee temporali film: questo si sta facendo un viaggio… LSD?
46. vita o morte labyrinth domanda gnomi: o la borsa o la vita! Aiuto!!!! (e poi non erano gnomi, erano… uhm… cosi pelosi a forma di…boh! Comunque non erano gnomi!)
47. wendy scafa: per “scafa” cosa intende? Perché da noi ha un paio di significati… ma mi piacerebbe tanto sapere chi è Wendy!

E all’ultimo posto, quella che ha guadagnato un posticino speciale nel mio cuore e continue citazione da parte mia e dei miei amici… rullo di tamburi!!!!

- pisello josh hartnett: (!)… ti pare che se conoscevo un modo per arrivare all’appendice summenzionata stavo qui a… bloggare?!?

martedì 4 settembre 2007

[Recensione] Soul assassin

Non credo di essere l’unico essere umano che si guarda delle ciofeche immani solo perché ci recita un attore per cui abbiamo una simpatia… anzi, credo che la sindrome sia molto diffusa. Tempo fa mi è capitato di essere in coda al cinema e sentire la ragazza di fronte a me chiedere “Due biglietti per Scamarcio”… e qui la mia teoria viene assolutamente confermata.
In questo caso ero curiosa di vedere le prodezze recitative di Skeet Ulrich, una delle mie cotte minori (MOLTO minori).
Il film comincia con uno stile videoclip figoso (come direbbe un ben noto personaggio cinematografico), tutto blu e concitato. Dei tizi, degli agenti, non si sa, stanno compiendo una transazione (sicuramente illegale) che include delinquenti spagnoli, container isolati ad Amsterdam e lingotti d’oro a forma di porta occhiali. La situazione si riscalda ma si viene a scoprire che è un’esercitazione di un’agenzia di sicurezza (esistono sul serio?). Il nostro prode eroe, Kevin, dopo la prova, viene promosso a vice presidente e vuole chiedere alla sua fidanzata (che lavora nella stessa agenzia) di sposarlo (promozione=più soldi=casa/figli/yatch). La piglia e la porta bendata in albergo (se uno si trascina dietro una donna bendata per strada, entro cinque minuti lo legano) ma qualcuno li segue (una topona bionda che guida un gommone. Bionda+gommone… equazione irrisolvibile), il che generalmente significa che la donna morirà entro tre minuti. Lui fa tutto il carino, cominciano a palpeggiarsi (lei ovviamente indossa degli autoreggenti… chi non va al lavoro con gli autoreggenti? Tsè, principianti!) ma lei lo ferma dicendogli che piuttosto di una promozione preferiva che lui tornasse a studiare ragioneria (ma cos’è, pazza?!). Come se non l’avessimo previsto, un uomo irrompe nella stanza d’albergo e la fa fuori di brutto. Qui comincia l’abuso di rallentamenti, accelerazioni, spazi vuoti, assurdità varie. Arrivano i poliziotti che naturalmente ce l’hanno su col povero Kevin, che ancora distrutto non riesce nemmeno a lavarsi le mani per bene. I capi dell’agenzia gli dicono che probabilmente è stata uccisa perché riciclava i soldi sporchi del Kazakistan per conto di qualcuno. Cercano di sparagli di nuovo ma non lo beccano. Al quartier generale gli fanno vedere quattro foto di sospettati e lui naturalmente riconosce l’assassino al primo colpo. Ovviamente fa la sua apparizione il figlio stronzo del capo supremo, che assomiglia a Solenghi. Rintracciano l’assassino della sua fidanzata ma quest’ultimo gli spara un secondo prima che confessasse chi l’aveva ingaggiato. Ma guarda un po’. Si recano in un’acciaieria (che film d’azione è se non si sparano in un capannone?) e infatti nasce un putiferio perché all’interno vi trovano l’immancabile russo cattivo, con un dischetto che contiene dei file segretissimissimi. Si sparano un po’ ma finiscono i colpi (che cosa strana… nei film i proiettili non finiscono mai…) e cominciano a menarsi. Finiscono i colpi pure alla bionda topona ma lui non ha il fegato di ucciderla. Ovviamente il tutto condito da un montaggio schizofrenico e da una musica metal di serie zeta. Visto che i suoi compari l’hanno lasciato solo, Kevin è perseguitato dalla polizia perché lo credono un assassino (costituirsi no?) e si reca nel quartiere a luci rosse (una scusa per mostrare qualche tetta e qualche chiappa). Siccome è senza scarpa, scendendo in un tombino per sfuggire all’onnipresente polizia si taglia con un vetro e la scene viene messa in moviola per ben TRE volte. Nel tombino c’è gente che tromba (!). Entra nel coffee shop di un gay (che sicuramente morirà, visto che viene coinvolto), amico suo, che ovviamente è un super esperto di computer. Kevin tira fuori il portatile macinato che conterrebbe i file suddetti. L’altro ha in mano una fetta di emmenthal, ma senza battere ciglio comincia il suo lavoro. Kevin si addormenta, esce ma lo inseguono e ruba una bicicletta. Segue un mirabolante inseguimento in bici sulle sponde dei canali, dove la gente piuttosto che spostarsi tranquillamente (è una bici, non un tank) rovescia tavolini e si butta in acqua. Si incontra col capo supremo, che vuole il dischetto e che gli dice che deve uccidere la topona. Kevin, furbo come una faina, gli da un dischetto vuoto (perché l’amico gaio ci sta ancora lavorando sopra). Gli dicono anche che la ragazza è la fidanzata di un suo collega. Kevin ha solo una foto della donna e gli serve un indirizzo. Non si perde d’animo e scannerizza con il suo cellulare (passandogli sopra un lato del telefonino) arcaico la foto della ragazza e la manda via fax alla fidanzata del capo (sempre col telefonino che va a carbone). La donna del capo però non collabora.
Kevin ritorna dall’amico del coffee shop che ha tentato di aprire il file ma senza riuscirci: c’è bisogno di una password fornita dall’Interpol. Non crede che la ragazza sia stata ammazzata dai Kazakistani ma dal figlio del capo. Succede un putiferio, muore il gay (MA VA’?!). Muore anche la mamma di una bambina che gli faceva le smorfie (muoiono tutti quelli che gli stanno simpatici… anche lui ha la sindrome Harry Potter). L’agente si procura l’indirizzo di Tessa (glielo da la donna del capo, che poi muore, naturalmente), la topona cattiva e la va a cercare. Lei gli dice che è lui il cattivo, che è stato addestrato per uccidere e per non pensare. Il file famoso era un rapporto sulla mortalità degli agenti della banca per cui lavora (ne muoiono inspiegabilmente a tonnellate) e che anche suo padre è stato ucciso per fare posto a qualcuno di più potente. Vanno insieme dal suo fidanzato che conferma la teoria. Inscenano uno spettacolino per il capo quasi supremo, che era la mente dietro a tutto il complotto (che mirava ad uccidere il capo supremo – cattivo pure lui). La ragazza di Kevin riciclava effettivamente denaro, ma non lo sapeva (ma come si fa?!) e quando l’ha scoperto si è auto-denunciata (ma che anima candida… solo nei film). In realtà di buoni c’erano solo Kevin e la bionda. Durante la scena finale, il capo-merda uccide Kevin ma egli fa a tempo a sparargli. Sopravvive solo la donnetta.
Sì lo so, non ha tanto senso, secondo me è una sceneggiatura nata da una serata in compagnia di tanta ma tanta cocaina. Aspirata dal buco sbagliato, probabilmente.

lunedì 27 agosto 2007

[Recensione] Annapolis

La fiera delle ovvietà. Una specie di collage dei luoghi comuni tipici del film “uno sfigato (che suo padre odia) viene accettato nella prestigiosa accademia del Picchio, dove viene umiliato, quando sta per lasciare cambia idea. Combina qualcosa di figoso, diventa un eroe. Si becca la tipa”. E infatti.
Jack Huard lavora in un cantiere navale, proprio di fronte ad Annapolis, la famosa accademia navale. Ha un lavoro del cavolo, una famiglia del cavolo, l’unico divertimento è andare a sbevazzare con gli amici nel pub. Un bel dì arriva un emissario che gli dice che è stato accettato ad Annapolis perché si sono liberati dei posti. La cerimonia di ammissione è il giorno dopo (viva i preavvisi). La sera prima di “partire” gli amici di Jack gli organizzano uno scherzetto: gli fanno credere che una tipa al bar sia una prostituta, chiamata per lui. Ovviamente non lo è, ma almeno è simpatica e non lo prende a calci sui coglioni.
Jack si reca dall’altra parte della baia, entra ad Annapolis e naturalmente comincia un montage degli allenamenti durissimi che gli allievi devono fare. E come se non bastasse il capo (non me ne intendo di gerachie militari, per me sono tutti capi e sottoposti) è la tipa del bar. C’è la ciliegina sulla torta, il ragazzo ciccione che vuole entrare in accademia a tutti i costi e che il capo supremo umilia, chiamandolo, udite udite… Palla di Lardo (dovrebbero metterci il copyright,no?). Un’altra carrellata di ovvietà sono i compagni di stanza di Jack: un ispanico puzzone, un cinese traditore (che si chiama Loo… in nomen omen), il ciccione di colore… insieme a lui, bianchiccio e magro come un chiodo, sembra una pubblicità contro l’aids dei primi anni novanta. O in alternativa, della Benetton. Lo sport preferito dei giovani marinaretti è la boxe, nella quale si allenano sovente preparandosi per il super campionato finale, The Brigades. Ovviamente il campione è il super capo di colore che odia il nostro povero protagonista. Dopo qualche diverbio, Jack lo sfida, anche se non appartiene alla stessa categoria di peso, e infatti viene steso immediatamente. Qui scatta la seconda parte del film, dove il ragazzo comincia ad allenarsi per cercare di vincere il campionato, aiutato da un suo superiore e dalla bella del bar. Anche gli allenamenti “scolastici” proseguono, sfiorando la tortura cinese. Jack si mette sempre nei guai, non ne combina una giusta, infatti durante la pausa natalizia pensa di lasciare perdere ma quando torna a casa, si accorge che non è proprio una famiglia invidiabile. Il ciccione di buon cuore lo aiuta ad aumentare di peso, facendogli mangiare ogni schifezza possibile, riuscendo a raggiungere le 150 libbre (83 chili circa) necessarie per entrare nella categoria desiderata. Comincia il campionato e nei preliminari Huard stende Loo con un gancio. Loo, non si sa come mai, diventa un suo amico e parte del suo entourage sportivo. Cinque minuti prima si odiavano. Com’è semplice la vita nei film. Continuano gli allenamenti e il tipo ha un incontro ravvicinato con la sua donna, ovviamente con la scusa “vieni qui che ti faccio vedere come si fa” che si usa mille volte (di solito con il tennis e il golf), ma lei, si tira indietro (cogliona, hai James Franco sotto di te e tu che fai? Ti RITRAI???). arrivano le prove finali del corso e il ciccione sfora di 4 secondi il tempo limite. Il super capo di colore lo sbatte fuori e lui tenta di suicidarsi buttandosi da una finestra. Jack se la lega al dito e aggredisce il suo superiore perché lo incolpa del fatto. Fissano l’udienza disciplinare dopo la finale del campionato, David contro Golia. Il padre ricreduto sul figlio spunta il giorno del match, ma vince il capo per un filo (te pareva). La commissione non espelle Jack ma gli da 95 giorni di consegna (sai che punizione) e 95 note di demerito. Finito il primo anno, gli allievi possono finalmente avere dei rapporti umani con i membri femminili e infatti, il nostro eroe, si becca la ragazza suddetta. E vissero felici e contenti.
Nonostante l’ambiente militare mi ripugni, il film mi è piaciuto, seppur immerso nella banalità della trama e dei sentimenti. Forse è proprio per questo che colpisce nel segno. Non riesco ancora a decidere se James Franco è un bravo attore oppure no. Sembra che non reciti, è mono faccia, ma d’altronde sono anche i personaggi che interpreta che hanno la profondità di un vaso da notte. Però è carino, e qui c’è un sacco di carne al fuoco, visto che i pugili sgambettano in calzoncini corti per tutto il tempo.
La bella superiore è una dei protagonisti di The Faculty, dopo dieci anni sembra uguale…
Domanda puramente pratica… quando nei film (o lo fanno anche nella realtà?) dichiarano la fine dell’anno scolastico o quello che è, tutti lanciano il proprio cappello in aria ma non lo recuperano mai. Perché?! E poi, come fanno a riconoscere il proprio? C'è un qualcuno addetto a riportare i cappelli ai proprietari?

martedì 21 agosto 2007

[Recensioni Flash 4]

Ned Kelly

Motivo scatenante: … e io che volevo farmi due risate…
Trama: la leggenda di Ned Kelly, fuorilegge accusato ingiustamente, nell’Australia di fine Ottocento, quando ancora era destinazione di tutti i criminali del Regno Unito.
Osservazioni:
- Non vedevo l’ora di sentire l’accento australiano di Heath Ledger, ma si scopre che Ned Kelly era di origini irlandesi. Anche Orlando Bloom cerca di piegare il suo accento British, che ogni tanto scivola qui e lì.
- Geoffrey Rush interpreta l’ufficiale incaricato della cattura di Ned Kelly e la sua banda (i Kelly Family originali… non QUESTI Kelly Family), e lo fa benissimo. Ma d’altronde lui fa benissimo TUTTO.
- Orlando Bloom ha sempre gli stessi riccioli slavi... se si rasasse starebbe meglio.
- C’è una scena particolarmente raccapricciante: Naomi Watts infila un pezzo di ferro lungo un metro nel pisello di un cavallo che ha problemi ad urinare… giuro, non me lo sono inventata!!!
- Non pensavo di poter mai pronunciare una cosa simile: in una scena Orlando Bloom fa ridere… insieme a Rachel Griffiths… e parla mandarino, qui e lì.
Piaciuto: Sì, sorprendentemente.

Pollock

Motivo scatenante: mi piacciono le biografie. Cameo di Val Kilmer.
Trama: l’ascesa (più o meno) di Jackson Pollock, famoso per le sue pitture a schizzo. Stronzo e alcolizzato.
Osservazioni:
- Ed Harris assomiglia molto a Pollock. Nel documentario del dividì raccontano che si è talmente immedesimato (ricercando informazioni, studiando la sua fisicità) che ha cominciato a dipingere come il famoso pittore.
- Peggy Guggenheim viene dipinta come una stronza isterica.
- Val Kilmer interpreta De Kooning. Ma deve avere una parrucca o i denti finti, perché mi sembrava strano.
Piaciuto: Sì.

Kinky boots

Motivo scatenante: come potevo non vedere un film su una fabbrica di scarpe esagerate?
Trama: il padrone di un’azienda di scarpe da uomo classiche muore e lascia tutto al figlio poco interessato. Scopre che la fabbrica è quasi sul lastrico ma non ha il fegato per licenziare tutti e venderla. Incontra per caso una drag queen che gli ispira la mossa di fare scarpe per il mercato di nicchia delle drag queen e dei travestiti.
Osservazioni:
- Quasi nessuna, mi è piaciuto un sacco. La tipica commedia, inglese, con i suoi imprevisti, cose non dette, imbarazzi vari, litigate e riconciliazioni finali.
- Lola, la drag queen, è il marito di Keira Knightley su Love Actually. Ha un nome impronunciabile e inscrivibile.
- Il suddetto, ha una voce pazzesca. Canta alcuni pezzi nel club dove lavora, che sono presenti nella colonna sonora.
- Il protagonista, Joel Edgerton, ero convinta di averlo già visto, ma il nome non mi diceva niente. Poi, una lampadina: è Hugo, lo slavo di Smokin’ Aces, uno dell’entourage di Jeremy Piven. Ma è anche il miglior amico di Ned Kelly, è Gawain su King Arthur, è qualcuno su Star Wars. Come avevo fatto a non notare una persona così INGLESE? Sono ufficialmente scema.
Piaciuto: “Il sesso è nel tacco”. SIIIII!!!

Cielo d’ottobre

Motivo scatenante: Jake Gyllenhaal
Trama: ispirati dal lancio dello Sputnik nel 1957, un gruppo di ragazzini cerca di costruire dei razzi nel loro garage, contro tutte le avversità che possono accadere (genitori stronzi, incidenti, ignoranza, insegnanti bigotti).
Osservazioni:
- Un film decisamente drammatico, per il contesto familiare e d’epoca. Mi sono immedesimata molto nella situazione famigliare del ragazzo.
- È ispirato ad una storia vera, infatti nei contenuti speciali del dvd c’è il vero protagonista che parla. Ora lavora alla Nasa. Un bel risultato.
Piaciuto: sì, un sacco. Da lacrime.

The sisters

Motivo scatenante: vedere Chris O’Donnell stagionato
Trama: le beghe (e che beghe!) di tre sorelle e un fratello, che vanno un po’ oltre al detto “parenti serpenti”.
Osservazioni:
- Tratto da Cechov. Penso che mi procurerò il libro, così almeno mi consolo di avere dei parenti del cavolo.
- Cast splendido. Tutte facce conosciute ma non a causa di gossip assurdi. L’equilibrio perfetto per una piecè teatrale con solo due o tre cambi di set.
- Chris O’Donnell non sembra invecchiato di un giorno dall’epoca di Batman Forever, Pomodori verdi fritti, Una folle stagione d'amore… avevo una bella cotterella per lui alle medie... ma d'altronde avevo una bella cotterella per chiunque recitasse, all'epoca.
- Una bella sorpresa… il cattivo di turno è un bel tenebroso dagli occhi verdi, capelli rasati, scuri… un bel bocconcino. Sono corsa immediatamente su Imdb a vedere chi fosse questo pezzo di manzo… è Will. Di Will e Grace. Ho come l’impressione che comincerò a vedere quella sitcom, da me sempre ignorata, al più presto…
- Un altro attore presente nel film è Tony Goldwyn, che io avevo già visto nei contenuti speciali di Qualcuno come te, in quanto regista del film in questione. Non gli bastava essere un bravo attore… come direbbe mia mamma: “piove sempre sul bagnato”.
Piaciuto: devo comprare il dvd al più presto!

lunedì 20 agosto 2007

[Recensione] Constantine

Quando un film è proprio ridicolo, mi sembra naturale commentare la trama, scena per scena, affinchè i lettori (cioè i due incalliti amici che si ricordano che esisto) si possano mettere nei miei panni. Dovrei cominciare a registrare dei commenti audio da ascoltare durante i film, modello Gialappa’s Band. Potrebbe essere un’idea.
Due messicani giocano a fare i piccoli archeologi e trovano una specie di pugnale lungo (o una spada corta, a seconda se uno vede il bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto), avvolto in una bandiera nazista (e già lì uno dovrebbe cominciare a porsi delle domande o scappare a gambe levate...). Quello che agguanta l’arma impropria, saccagna l’altro e corre via, ma una macchina lo investe. In pieno deserto.
Cambio di scena. Una donna cammina sul soffitto modello Linda Blair. Arriva uno, che si comporta come Fonzie, manca solo il chiodo, che con una nonchalance pazzesca dice “Sono Constantine. John Constantine. E ho la licenza di uccidere”. Ops, forse no, era un altro film… va bè, arriva questo stronzetto che fuma come un turco e fa un esorcismo alla malcapitata aracnide, tirando anche un bel pugno in faccia al demone, che viene intrappolato in uno specchio. Appare anche l’aiutante di Constatine, ovviamente petulante e rompicoglioni (che ha un nome tipo Chas Kramerstronz, non si capisce bene).
Altro cambio. Rachel Weisz si getta da un palazzo. Ma è un sogno. È un sogno che riguarda la sorella gemella di Angela, poliziotta figa e coraggiosa. Eh beh. Ovviamente, era una visione della morte della sorella, che nonostante si sia gettata da un palazzo, NON si è suicidata.
Fanno rivedere il messicano, che fa una scampagnata per le praterie, e mentre passa vicino alle mucche, queste muoiono. Per la puzza?
Se non hai uno spacciatore di gadget tecnologici e furbi, non sei un eroe da film, men che meno da fumetto. Constantine infatti, ha il suo fido dealer, che lo riempie di cazzatine, manco fosse un vucumprà in spiaggia.
L’esorcista si reca in una superbiblioteca, dove incontra l’angelo Gabriele (Tilda Swinton, come sempre PERFETTA. Almeno lei.), che indossa un gessato, con i calzini rosa. Un faux pas? Nello stesso posto, si reca contemporaneamente anche Angela, che riceve la notizia che alla sorella non possono fare il funerale, perché si è tolta la vita. Angela non si da per vinta e si fa dare il video del suicidio. OVVIAMENTE lei coglie un movimento delle labbra della sorella che nessuno aveva visto e riesce a interpretarlo (tutti lettori di labbra nei film). Diceva “Constantine”. La poliziotta va a cercare Constantine e cerca di convincerlo che la sorella non si è ammazzata (e daje!). Constantine accetta di aiutarla (anch’io le avrei detto "Sì Sì" giusto per togliermela dalle balle) e dopo l’attacco di un mostro fatto di mucillaggine, per cercare info entra in un night club (con alle calcagna il suo fido assistente fastidioso) popolato di gente strana. Come tutti i night club che si rispettino. Il proprietario del locale è Papa Midnight (Djimon Hounsou: c’è bisogno di uno di colore? Morgan Freeman. Cazzo è occupato. Chiamate Hounsou). Con lui c’è Balthazar (si capisce subito che è uno stronzo maledetto), interpretato dal divino Gavin Rossdale (slurp!)… (qui mi sono un po’ persa, sarà perché mi sono addormentata sulla tastiera… infatti ho ancora querty stampato in faccia).
Riassumento: lei confessa che la sorella da piccola vedeva “cose” e che le vedeva anche lei solo che lei stava zitta (codarda). Lui capisce che questo è molto importante se vogliono salvarsi il culo. Lui si mette i piedi in una bacinella per entrare all’inferno (ehhh?) per vedere se la sorella è finita lì e gli esce del fumo dai capelli (bah). L’amico informatore di lui (che non avevo nominato perché tanto era inutile) si uccide a cavatappate in un negozio di liquori. Constantine e signora si recano all’ospedale dova stava la sorella, che naturalmente le ha lasciato un messaggio scritto con l’alito sulla finestra (che evidentemente non puliscono mai). Il messaggio si riferisce al diciassettesimo capitolo di qualche libro biblico che racconta come il figlio di Satana voglia prendere il potere del padre.
L’omino tecnologico (che vive dietro alle piste da bowling… comodo) viene ucciso. Constantine immerge la ragazza in una vasca per non so quale motivo (forse per vederle i capezzoli attraverso la camicetta). Vanno da Balthazar (lui le dà un amuleto e le dice di non toglierselo e di rimanere in macchina. Lei naturalmente appena può lo getta via e gli corre dietro. Ste donne non capiscono proprio un cazzo).
Constatine costringe Balthazar a dirgli come farà il figlio di Satana a risorgere e pregando, ci riesce. Mentre a quell’altro gli si scioglie la faccia. Si confronta con la poliziotta ora intervenuta (troppo tardi) e naturalmente lei è un’esperta di teologia e dice che è stata la lancia a uccidere Gesù (la famosa arma contundente del messicano che torna). Qui cominciano altri deliri e mi sono persa del tutto: tornano nell’ospedale dov’era morta la gemella e si preparano alla resurrezione del figlio del diavolo (nel frattempo si è capito che Gabriel è un traditore, gioca per l’altra squadra - quelli vestiti di nero da una parte, quelli a righine dall'altra), sciogliendo degli oggetti d’oro in una teglia (l’oro fonde a 1064.43 °C, la teglia a MOLTO meno - parola di babbo fabbro). Succede un po’ di casino e Constantine cerca di tenere a bada una masnada di zombie/vampiri/spiriti maligni (non si capisce da dove spuntino). Angela ha un facehugger nel ventre, il famoso Mammon, figlio di Satana, e cercano di tenerlo a bada pregando (ancora con ste preghiere!). Chas, l’aiutante dodicenne, viene scaraventato contro un muro e muore. A Constantine gli girano i maroni (hanno ucciso l’unica persona al mondo che lo cagasse). Gabriel tenta di sventrare Angela per liberare il suddetto demone. Il tempo si ferma e finalmente si vede sto Satana (vestito di bianco, sai che novità rivoluzionaria) di cui tanto abbiamo sentito parlare (è John Abruzzi di Prison Break) per prendere l’anima di Constantine. Egli lo informa sulle mosse di Gabriel e Satana non ci crede (l’ha detto Constantine… un po’ come sentire dire da uno che avrebbe creato un milione di posti di lavoro… senza fare nomi). Castiga Gabriel, torna di là e cerca di portare via Constantine come un sacco dell’immondizia ma non ce la fa. Dio e Satana si litigano la sua anima e vince Dio. Constantine vive (peccato). A Gabriel vengono tranciate le ali e ridiventa umano. Lei rinviene e ringrazia Constantine… che cazzo ringrazi che eri svenuta e non hai visto un tubo?! E vissero felici e contenti. Come sempre, io non tanto, loro con qualche altra decina di milioni di dollari in saccoccia.