martedì 2 luglio 2013

Man of Steel


Scusate, dovevo liberarmi. Sì, proprio come si fa con un pranzo pesante o dopo una cena messicana a base di tacos piccanti. Potevo prendere del digestivo, ma ho preferito così.
Condividerò con l’umanità qualche impressione randomica e scollegata sul film in oggetto, affinché io possa esorcizzare i miei
Purtroppo, negli ultimi anni, la mancanza di una trama solida (o interessante, divertente, emozionante…) viene risolta, come si direbbe dalle mie parti “a pugni e peae” (a pugni e pedate), tentando di risolvere qualsiasi conflitto con una rissa da bar (vedi The Dark Knight Returns, che potrebbe benissimo funzionare come sequel di qualche film di Bud Spencer). Manigoldi che si menano a profusione: solo per distrarci dalle enormi lacune create dagli sceneggiatori incapaci. Ho capito che la gggente vuole essere intrattenuta e che ora come ora ci pensa due volte prima di spendere 12 euro per il 3D, ma insomma, il cinema è stato inventato molto prima della computer grafica. E se proprio vogliamo essere puntigliosi, prima del cinema c’era il teatro. Che, sapete com’è, ha bisogno di un copione ben provato e funzionante, altrimenti l’autore si sarebbe preso (giustamente) la verdura marcia in muso, a fine spettacolo (e probabilmente non solo quella).
Sono parecchio stanca della scusa “ma è bello da vedere” per giustificare l’esistenza di tante ciofeche. E mò basta! Penso che fondamentalmente i produttori hollywoodiani credano che siamo degli imbecilli (e in fondo lo siamo, visto i soldi che gli facciamo guadagnare). Il budget medio dei film del genere catastrofico/supereroi/azione esplosiva potrebbe sanare il debito pubblico di uno stato africano: basta cagate come Prometheus, usiamo il denaro in modo più saggio. Buttiamo Ridley Scott nel bidone dell’umido. Non sono totalmente contro gli effetti speciali: non bisogna abusarne però. Prima viene una sceneggiatura ragionata e poi facciamo crollare i palazzi e volare le astronavi. Mi da meno fastidio un film bello con effetti speciali dozzinali, piuttosto che un film brutto, ma esteticamente ineccepibile. L’utente medio però, è abituato male.
Tornando a Man of Steel: è un film che fa concorrenza a Twilight per l’intensità degli sguardi che si lanciano gli attori. Ovviamente senza verbo proferire, perché scrivere dialogo intelligente costa. Costava probabilmente anche Costner, visto che la sua presenza sullo schermo è molto breve (grazie a Dio, io speravo fosse andato in pensione, e invece…). Evidentemente Diane Lane è costata meno, visto che gli sopravvive, per nessun motivo, visto che si limita a fare il bucato. E’ costata poco anche la parrucca cinese che le hanno appioppato. Milioni di dollari per simulare un’astronave, ma spenderne 100 per una parrucca decente faceva schifo (trend che va per la maggiore nei filmoni). E poi mi chiedo: era necessario far apparire per tutto il film Russel Crowe in vestaglia? Ho capito, ai kryptoniani piace stare comodi, nelle loro astronavi spigolose. Pattine per tutti, su Krypton.
Non voglio neanche cominciare a enunciare i momenti insulsi, le discrepanze e le minchiate inserite probabilmente perché “faceva figo”: vedi il cambio di pettinatura dei kriptoniani pre e post ibernazione. Forse non era una punizione, bensì un ritiro in una clinica di bellezza, in quanto si svegliano parecchio gagliardi.
Mentre succedeva il finimondo, dov’era Superman? A spostare macerie, rubando il lavoro ai milioni di disoccupati che ci sono. Clark, pensavo fossi nostro amico!
Un’altra cosa che mi ha lasciata perplessa è la tensione erotica tra Lois Lane e Clark Kent: dov’era? E’ un rapporto molto sterile. Hanno fatto diventare noiosa persino Lois Lane, una che dovrebbe avere il fuoco sotto al culo. Sì, ok, si baciano alla fine, ma perché? A me pareva un bacio da “Siamo salviiiii”, uno di quelli che accadono solo nei film, perché nella vita reali ti beccheresti un paio di denunce. C’era molta più tensione tra la giornalista e il colonnello. O tra il colonnello e la kryptoniana dagli occhi azzurri. Insomma, questo Clark Kent non attizza neanche una sessantenne di leopardo vestita. Non porta neanche le mutande: sai che irritazione a fine giornata? E non capisco l’ossessione dei kriptoniani per il barbiere. Certe facce, stanno meglio coperte (non solo a Krypton).
A meno di metà film mi stavo contorcendo sulla sedia; verso i tre quarti, volevo piangere dallo sconforto. Mi è stato detto che è un film molto violento: prendersi a botte con i palazzi, non è violento, è idiota. Il filmino della mia cresima è più violento. Gli utenti di Imdb si sono bevuti il cervello: il film svetta con un punteggio di 7.9 (più di 40.000 persone hanno dato 10/10). E’ chiaramente una fetta di umanità che ha dei problemi seri: sicuramente le tipiche persone che vanno al cinema solo per Iron Man, Thor, Die Hard e quant’altro. Quindi non mi stupisce che una nullità del genere sia stata osannata come uno dei migliori film tratti da fumetti. E’ semplicemente una questione di ignoranza e su questo non si può dibattere.
Comunque lo sapevo già dalla prima sequenza: un film che comincia con una partoriente, non è mai un buon auspicio.
demoni, sperando che se ne vadano e che riesca finalmente ad avere la pace dei sensi. Tutta colpa di Goyer, come sempre. Quest’uomo dev’essere fermato.

sabato 4 settembre 2010

[Recensione] Terminator 3

C'è una domanda che mi faccio spesso, e che non è se la regola della "L" vale anche per Johnny Depp, bensì: come hanno fatto certi attori a diventare famosi e considerati "cult", anche senza nessuna dote attoriale apparente? Passi se uno/a è figa, almeno ci si rifà l'occhio, ma quando uno/a è talmente cesso da far sanguinare gli occhi e pure cane a recitare, non ci si capacita del perché alcuni agiscano impuniti a certi livelli. Può anche essere che qualcuno abbia delle conoscenze paracule… ma TUTTI quanti? Questo quesito non mi fa dormire la notte.

L'uscita nei cinema di The Expendables mi ha fatto sorgere un out pourri di pensieri maligni e visto che avevo questo film in sospeso da tempo, ho deciso di guardarlo (per risparmiarvi il dolore fisico - come mi sento magnanima oggi!).

Partendo dal presupposto che in ogni saga ci sia una gamba molto più malata delle altre, mi accingo a spararmi questa bestemmia di pellicola, irta di barbarici accenti e, si spera, violentissime ed inutili esplosioni.

Il film comincia immediatamente con una perla di saggezza, mai sentita prima, robe da farsela tatuare su un bicipite, magari in caratteri giapponesi, sull'onda di "il futuro non è scritto, ognuno lo fa da sé" dalla voce del John Connor meno John Connor che si possa immaginare (persino Edward Furlong infante era più macho).

Segue un bigami di riassunto, come quelli all'inizio dei telefilm, per chi fosse stato leggermente distratto dal 1984 al 2003. Il futuro blah blah, il giorno del giudizio blah blah, i computer cattivi, il tutto enunciato con la stessa verve di un Leonardo Di Caprio shakespeariano che anela i sicomori.

Arriva una Terminatrix nuda e cattiva (perché, ricordo ai più spensierati, che i simpatici amici che arrivano dal futuro, viaggiano nudi), che si appropria dell'auto e della pettinatura di una Wasp a caso.

Si taglia su Claire Danes con dei capelli orribili dal colore indefinibile, che sta facendo la lista di nozze con il fidanzato sfigato, mentre parla al telefono con lo stereotipo di padre da film: un super colonnello/generale della cia/fbi/marina/pentagono che non ha tempo per i cazzi della figlia.

Il papi nel frattempo è alle prese con un virus informatico che ha infettato ben metà dei computer civili (l'orrore!) che noi sappiamo benissimo essere tutt'altro che una nota di colore.

Arriva Schwarzy, nudo, e con una quarta di reggiseno. Prendono fuoco delle palme. Entra in un bar di dubbio gusto, dove sta avvenendo uno spogliarello per signore. Segue scena comica (ma non grazie al Governatore). E anche in questo capitolo il nostro eroe si è procurato dei vestiti. Grazie a Dio.

John Connor irrompe in un ospedale veterinario e ruba del Multicentrum.

La cattivona passa al McDrive e spara ad un ispanico a caso. Completa il tutto uccidendo un altro paio di ragazzini. Anch'io lo so che a volte sono fastidiosi, soprattutto al cinema, ma caspita, mi sembra un pochino esagerato.

Spero che a questo punto la carrellata di presentazione dei personaggi sia finita: abbiamo una sfigata con un moroso sfigato e un padre cretino, un John Connor emo ante litteram drogato, una Terminatrix cattiva e Schwarzy.

John Connor e Claire Danes si incontrano e lei si comporta più da ninja che da veterinaria lamentosa, ma va bè, nei film son tutte capaci.

Al simpatico duo si unisce anche la biondona tettuta, che vuole fargli la festa, ma non di compleanno. Claire Danes si nasconde e si riafferma campionessa del "labbro tremolante" (per chi la conosce, sa di cosa sto parlando). La Terminatrix si arrabbia sempre di più, ma arriva Schwarzy a salvare tutti. Segue l'esplosione più inutile di sempre (e fisicamente impossibile).

Connor e la veterinaria scappano mentre Terminator e la Signora Terminator si scontrano. Parte un'inseguimento a più riprese: Schwarzy in sella ad una moto, macchine della polizia autoguidanti (Supercar gli fa una pippa) e la Terminatrix con una gru di dieci metri (la migliore). Cominciano le esplosioni e le distruzioni a raffica (immagino che sia la parte più importante del budget - più esplosioni, meno sceneggiatura). Schwarzy si sveglia e ruba un camion dei pompieri: molto più pratico per un inseguimento. Vince lui, ma non ho capito come perché mi ero rotta le palle e mi sono distratta per un po'.

Connor e l'automa chiacchierano e si scambiano i soliti convenevoli: il Terminator mandato di John Connor è sempre un modello vecchio rispetto a quello mandato da Skynet, come nell'altro film, e quindi è indistruttibile. Evviva. Ovviamente bisogna spiegare anche a lei la situazione e ricominciano le cazzate paternalistiche, sulla scia di "eravamo destinati ad incontrarci" (nel frattempo il fidanzatino di lei fa la fine del topo, o meglio, dello speck affettato).

Molto intelligentemente si rifugiano in un mausoleo all'interno di un cimitero e vengono accerchiati dalla polizia. Naturalmente fuggono (in un'autobara) e reincontrano la Terminatrix ancora più incattivita. Si scontrano, esplode roba.

La veterinaria piange la morte del fidanzato (il labbro continua a tremolare) e Connor cerca di consolarla con una frase tratta dai Baci Perugina (probabilmente una di quelle scelte da Moccia). Si scopre anche che il padre di lei è quello che per ora controlla Skynet e che il giorno del giudizio è QUEL giorno. E per una nota di colore rosa, la tizia e Connor si sposeranno e faranno tanti figli maschi.

Il Terminator vuole fare le valigie e fuggire dalla zona delle esplosioni nucleari, ma John Connor minaccia di farsi fuori (da bravo emo) perché non vuole sacrificare la vita di tante persone, blah blah, ma soprattutto quella del padre di lei, che gli serve per fermare tutto l'ambaradan. Come un bravo Jeeves, Schwarzy fa quello che vuole Wooster.

La Terminatrix, che è più figa, più sveglia e non si deve portare dietro due ragazzini piagnucolosi, è già attaccata alle chiappe del suddetto, che sta per dare l'ok all'avvio di Skynet. Mai una schermata blu nel momento giusto. Mai.

Le cose si fanno serie e i due Terminator si prendono di nuovo a pallettoni, mentre la ragazza cerca di soccorrere papino, che è stato ferito. Skynet ha il controllo di tutto e le macchine stanno cominciando a fare fuori tutti quanti. Il codice per fermare Skynet è in una cassaforte, sicuramente senza chiavi e dall'altra parte dell'edificio, guardata a vista da dodici robot con la sindrome premestruale. In realtà trovano subito la cassaforte, ma il posto dove effettivamente inserire il codice è a cinquanta miglia. Comodo. Solo una scusa per fargli prendere l'aereo (che parte direttamente dal cortile dell'edificio) e far lievitare il budget.

Papi crepa (per la vergogna), la figlia si dispera e Connor sforna ancora qualche frase ad effetto (narcotico).

I due robot se le danno in un cesso, evidentemente immuni all'odore di piscio. Sembra che vinca la robotessa perché gli stacca quasi la testa.

I due ragazzi scappano da lei e si rintanano nella stanza dei bottoni, dove ogni pulsantino ha una bella etichetta con scritto a cosa serva, per facilitare chiunque passi di lì anche per caso, a non combinare casini e scambiare il pulsante che attiva il riscaldamento del sedile con quello che lancia i missili nucleari.

Scaltro come una faina, Connor attira la Terminatrix nel reattore che, magnetizzandosi, la intrappola (per poco).

La veterinaria si scopre anche pilotessa (FATALITA') ma le cose si complicano, perché la mazzata che Termy si è preso in testa, l'ha formattato ed è ritornato alle impostazioni di default, ossia fare il culo a Connor. Tutto si risolve perché Connor riesce a rincoglionire a parole l'automa, che si mette in stand by forzato.

I nostri riescono a raggiungere la location ma arriva la rompiballe metallica a guastargli il party. Crollano pezzi, scappano, prende fuoco roba, scappano, arriva Schwarzy che si sacrifica (ancora una volta) per salvare il destino dell'umanità, ficcando in bocca alla sua controparte bionda, una bomba (che distrugge tutto, ma non i due protagonisti in fuga a due metri e mezzo dalla detonazione).

Si rifugiano in un sotterraneo cosparso di loghi della casa bianca e dell'americanità in generale (perché i protagonisti dei film si chiedono sempre "che posto è mai questo?" quando noi lo sappiamo benissimo che c'è sempre una cospirazione più grande di loro?). Il posto sembra essere un bunker antiatomico e si rendono conto che non esiste nessun modo per fermare Skynet e che il papino li ha mandati lì per salvarli dall'Apocalisse. Aw, che pensiero carino.

Muore il 99% dell'umanità e John Connor continua a farsi le pippe sul futuro che non può essere cambiato. Ma anche sì. O no. Forse.



Ps: per chiunque abbia affermato che i miei post non sono recensioni, o mi trovate una definizione migliore, o la smettete di rompere il cazzo. Tenc iù!

Pps: ho litigato con TextEdit, che mi cambia le parole senza chiedere il permesso. Se ci sono castronerie... pazienza.

giovedì 6 maggio 2010

[Recensione] Hancock


Per me Will Smith è, e sarà sempre, il Principe di Bel Air.

Può anche vincere un Oscar per l'interpretazione di … (inserire nome di persona di colore pseudo famosa con biografia strappalacrime), ma la mia opinione non cambia.

Sicché quando è uscito Hancock, me ne sono strafregata. Quel qualcuno che mi ha detto "E' un film di supereroi… ma diverso!" pensava forse di farmi venire voglia di andare a vederlo, ma evidentemente quel giorno avevo di meglio da fare, come raschiare le rane morte dall'asfalto.

Però mi sono ritrovata per le mani il dvd doppio. L'extended cut. Extended di ben nove minuti (e che cazzo mai succederà in questi benedetti nove minuti, da meritarsi l'inclusione nel divudi - dividi per i puristi-?).

Mah.

Il film comincia con un inseguimento classico all'americana. Macchinoni che volano e mitragliette che vomitano proiettili a caso, manco fossero petali di rosa alla comunione del cugino di terzo grado.

Un ubriaco, sporco, puzzone, maniaco sessuale (ovviamente il nostro eroe) viene destato dal suo dolce russare su una panchina, da un bambino sboccato, che gli fa notare l'inseguimento in corso.

Questi si alza di malavoglia, si scaccola e, bottiglia in mano, parte in un volo supersonico in competizione con polli e aerei vari.

Approda nella macchina dei cattivi (orientali) e cerca di convincerli con le buone (più o meno) a desistere. Gli sparano (l'unica cosa sensata che avrebbero potuto fare).

Naturalmente i proiettili non gli fanno un baffo, ma lui si arrabbia perché gli hanno distrutto la bottiglia di alcol e comincia a giocare con la macchina come se fosse uno yo yo (dando ai malcapitati dei giapponesi - brutto, sporco, affetto da alitosi e pure ignorante - siamo messi bene - e questo dovrebbe essere il nostro eroe, quello con cui dovremmo immedesimarci? Ma per favore.).

Fa pure nove milioni di dollari di danni. Non sarebbe stato più semplice lasciare stare quei poveri mafiosi cino-giappo-filippo-coreani si guadagnassero la pagnotta?

Ha pure le groupies che lo molestano. Povero imbecille illetterato.

Taglio ad una riunione cinematografica di alto livello, dove Jason Bateman, che naturalmente interpreta uno sfigato, fa una figuraccia con i capoccia delle industrie farmaceutiche. Esce dalla riunione e intrappolato nel traffico con l'auto, si fa quasi investire da un treno.

Ma Hancock lo salva causando un deragliamento, un ingorgo e una folla inferocita, a momenti coi forconi e le torce.

Il povero sfigato se lo porta a casa, manco fosse un gattino bagnato, presentandogli la famiglia e la moglie supergnocca e offrendosi come PR (che ragazzo scaltro).

Dopo trenta secondi di musichina triste, scene miserabili e il semi-pestaggio di un bambino, accetta.

Comincia la parte del training e del convincimento a non bere, non bestemmiare, fare il bravo. A diventare un'altra persona, insomma.

Per premiarlo dell'onestà, lo mettono in galera e in terapia (dove naturalmente rimane per poco senza combinare disastri).

L'amico PR lo convince a rimanere, così il pubblico, una volta in bisogno, si sarebbe reso conto dell'errore.

Nel frattempo continuano le lezioni su come diventare una principessa (ops, film sbagliato) e lo strano rapporto con la superbionda, che non si capice perché lo guardi così di traverso.

Gli fanno un costume, ma ovviamente preferisce la mise da reduce del Vietnam beone, piuttosto che indossarla (si lamenta, ma la indossa lo stesso).

Arriva il momento in cui la polizia lo chiama e lui non si fa attendere, armato di buone intenzioni, una rasatura (una di quelle cinematografiche che fanno la differenza) e la nuova tutina da gay anfetaminico attillata.

Arriva il confronto con il rapinatore capo Satana in persona, ma tutto si risolve per il meglio (tranne che per il rapinatore), e le persone che prima l'avrebbero scuoiato con un pelapatate arrugginito, ora lo applaudono. Così diventa una celebrità, modello Angelina Jolie pre-nidiata.

Si cerca di approfondire le origini del supereroe, ma a causa di un'amnesia avvenuta ottant'anni prima, non si ricorda una teglia. E' così e basta. Non che ci interessassero.

Will Smith e la bionda si baciano e lei lo scaglia attraverso il muro della cucina (un'altra supereroa!), per poi minacciarlo di non dire niente al marito.

Nel frattempo i cattivi cospirano.

Lei e lui si confrontano, ma scatta la rissa, che si trascina in giro per la città. Tanto mica pagano loro. Si scatena pure una tempesta, per la gioia del dipartimento effetti visivi (bisognerà dare lavoro anche a loro).

Lei gli dice che sono fratello e sorella e che per tremila anni lei l'ha sopportato. Cosa riescono a fare un po' di kajal e una tutina nera attillata per una casalinga disperata! Il litigio continua ma il marito li sgama in atteggiamenti equivoci e diventa molto triste. Lei piange (le femmine piangono sempre, anche se dotate di forza sovrumana, si sa).

La rissa si estende al terzo incomodo e lei confessa che in realtà sono marito e moglie, e che gira e rigira sono fatti per stare insieme. Ovviamente non lo dice così direttamente, ma con un giro di parole insulso.

Hancock sventa una rapina, ma la crisi esistenziale si fa sentire, e delle pallottole lo feriscono. La brutta notizia è la seguente: visto che sono stati creati in coppia, devono stare sempre così, perché i loro poteri si annullano, affinché possano vivere da normali. Logico, no? Sento l'orribile rumore delle unghie degli sceneggiatori che si arrampicano sugli specchi.

Seguono scene tristi di confessioni lacrimose e patetiche.

Arrivano i cattivi che prendono a fucilate la tizia. Lui spacca tutto e lancia gente dalle finestre, cosa che ha fatto per tutto il film, senza soluzione di continuità, anche se fino a prova contraria i suoi poteri erano affievoliti al massimo. Boh, a quanto pare vanno e vengono, perché lo pugnalano e lo prendono a estintorate in faccia.

Defribrillano lei, si elettrizza anche lui.

Finalmente il povero Jason Bateman tira fuori i testicoli e annienta il cattivo supremo, l'unico non volato giù da una finestra.

Lui e lei (sì, come la coppia di asciugamani) sembrano crepare all'unisono (oh, che romantico), ma (purtroppo) lui si rialza e se ne va, così lei rinviene (musica trionfante).

Un mese dopo, lei sta ancora con il maritino sfigato, Hancock è sulla luna, dove ha disegnato il logo che il povero cretino ha cercato per tutto il film di appioppare a varia gente danarosa, ma restia a fare beneficenza.

Perché questo film? L'amore ti rovina? Amare fa male? L'avevamo capito migliaia d'anni fa, senza l'aiuto del Principe di Bel Air e di una manciata di sceneggiatori strapagati (anche se gli hanno dato un panino e una birra, è comunque troppo, per quanto mi riguarda).

domenica 28 marzo 2010

...


Torno presto.

martedì 28 luglio 2009

[Recensione] Dark water


Un film sui tubi che perdono. Un incubo reale.

venerdì 24 aprile 2009

[Recensione] Ultimatum alla terra

Chi mi conosce sa che la fantascienza non è il mio genere, ma che se voglio, riesco a impegnarmi e a fare i compiti per casa.

Meno di due minuti dall'inizio e già fioccano le considerazioni sul cast:

- c'è Jaden Smith, il bambino che nessuno avrebbe mai preso in considerazione neanche per uno spot della carta igienica, se non fosse stato figlio di Will Smith

(l'hanno preso per interpretare il protagonista del remake -bestemmia!- di Karate Kid, lungimirantemente chiamato "The Kung Fu Kid" - spero sia uno scherzo).

- c'è John Cleese. Proprio oggi leggevo il capitolo di The greedy bastard diary di Eric Idle dove dice che John Cleese è apparso in più film con il numero 2 nel titolo, di ogni altro attore... e già questo mi fa tremare). 

- c'è anche Kathy Bates, che per ogni Revolutionary road, infila quattro Insieme per caso.

Nel 1928 (non si sa perchè), durante una feroce tempesta di neve, un Keanu Reeves barbuto si avventura fuori dalla sua precaria tenda da campeggio dell'Ikea per fare non si sa cosa in mezzo al nulla. Piccona di qua, piccona di là, appare una PALLA TURCHESE, GIGANTE e SBERLUCCICOSA, dalla quale noi comuni mortali staremmo ben lontani, ma il prode Keanu, cosa fa? La prende a picconate.

Drammatica inquadratura di Keanu che si riprende dallo svenimento (?). La palla è scomparsa.

Ci spostiamo a Princeton, oggi. Jennifer Connelly è una batteriologa (naturalmente gnocca da paura) che insegna ad un gruppo (filmicamente parlando) eterogeneo di studenti, attenti e preparati (ricordo che è un film di fantascienza).

Il figlio di Will Smith ha i capelli più brutti di tutta l'umanità e dovrebbe essere abbattuto. In questo spreco di pellicola (o di spazio virtuale) difficile da chiamare film, è il figliastro della vedova Jennifer Connelly. 

Visto che l'FBI la va a prendere a casa (con quarantasei SUV e ventiquattro motociclette) e lei non fa una piega, capiamo che deve essere la massima esperta in batteri alieni, alghe lunari o microorganismi presenti solo ad Arcore. Raramente in un film il personaggio principale chiede perchè l'FBI l'abbia prelevato da casa nel bel mezzo della notte, e ancora più raro è che l'organismo in questione DIA SPIEGAZIONI immediate.

Scaricano la Connelly nella pancia di un aereo militare, insieme a quelli che scopriamo essere scienziati di vario genere. Vengono recapitati da qualche parte dove Jon Hamm (avessi un conferenziere così per le mani io... altro che Monica Lewinski... taccio, perchè potrei dire cose poco eleganti) con vari giri di parole inutili, ci dice che un oggetto non identificato (ma va?) colliderà con la terra tra 78 minuti, e contro ogni probabilità che finisca nell'oceano o nel deserto o dove nessuno se ne accorgerebbe mai, finirà dritto dritto sopra... MANHATTAN. Appare un utilissimo e drammaticissimo countdown (sempre pronto per un'eventuale armageddon o discesa degli alieni).

Panico (contenuto, però... sia mai che qualcuno mostri delle doti attoriali). 

L'oggetto non identificato non spiaccica l'isola, ma rallenta convenientemente, effettuando un perfetto parcheggio a esse.

I coraggiosi (li mandano avanti con la frusta...) scienziati dotati di una comodissima tuta da Ris, di un materiale tra il nylon del sacchetto dell'umido e l'eternit, si appropinquano all'oggetto, che riconosciamo essere la palla turchese dell'inizio. Truppe incazzate, fucili spiegati, cecchini sui palazzi, si mettono tutti in posizione. Non si capisce bene cosa succede, c'è nebbia (evidentemente si sono teletrasportati in una valle bergamasca a novembre). Ne emerge una creatura antropomorfa color argento e viscida come Valentino Garavani. I militari sparano (prima si spara, poi si indaga). Arriva la versione gigante e metallica della cosa (la mamma inferocita, probabilmente), un incrocio tra il dottor Manhattan (senza pene blu) e Magneto, che rimane lì impalato.

Trasportano la creatura ferita al pronto soccorso e dopo mezzo millisecondo di dubbio sulla sua fisiologia, attaccano tubi, sensori, defribrillano, operano, tagliano. Arriva il canonico "MY GOD, WHAT IS THIS?" particolarmente legnoso del chirurgo, che toglie talmente tanta roba gelatinosa che salta fuori un uomo adulto nudo, imberbe, appiccicoso e anoressico (vomito).

L'essere immondo viene messo in incubatrice, si sveglia, e vestito e ripulito, è magicamente diventato Keanu Reeves (senza barba ma con le unghie lunghe) (ri-vomito).

Nel frattempo, il solito panico in borsa e tra i capoccia del governo americano (Kathy Bates è la versione bianca di Condolezza Rice).

Gli scienziati scienziano, la segretaria dialoga con l'alieno (che ovviamente parla inglese) su questioni etiche: "La terra è nostra", "No, è nostra" e via così, come all'asilo.

Decidono di drogarlo (intelligentissimi come sempre) per fargli confessare tutti i piani per distruggere l'umanità, ma l'impietosita scienziata gli inietta un finto siero della verità. Devo dire che la legnosità di Keanu ben si addice al ruolo di alieno senza espressione, modello post-botulino.

(questo fumetto la dice tutta)

Lo attaccano ad una macchina della verità ma in qualche modo telepatico, manda in tilt i cervelli di chiunque si trovi nei paraggi e riesce a scappare. Dove va? In una stazione del treno a caso. Da una macchinetta (sempre telepaticamente) estrae un tramezzino (ecco la prova che è un alieno, nessun umano mangerebbe una cosa del genere presa da una macchinetta). Entra in bagno (prova numero due della sua alienità - non conosco nessun terrestre che si è mai recato in un posto così inesplorato e pericoloso).

Il mondo va in panico ancora di più, si parla di fine de mondo (io auspicherei per una semplice fine del film, ma siamo a malapena a metà).

Keanu sanguina da un capezzolo (?) e si ricongiunge con la dottoressa (che si porta il figlio appresso -  io l'avrei "dimenticato" in autogrill).

L'uomo gigante si riattiva e lo bombardano (naturale).

Keanu e la bella vanno da Mcdonald's e in mezzo secondo e lei gli spiattella tutti i suoi problemi matrimoniali come se fosse il suo migliore amico gay.

Keanu deve ancora mutare espressione facciale... non ha un muscolo che si muove in tutto il volto, mi stupisco che sbatta le ciglia (solo ogni tanto, parcamente).

Cosa fa l'esercito americano nel frattempo? Si porta via l'uomo gigante completo di zolla d'erba e lo rinchiude in uno scatolone.

Il trio sosta in un bosco (povero alieno, non può fare neanche pipì in pace che la donna curiosa lo segue). Una palla simile a quella già vista emerge da uno stagno, spaventando numerose rane e altra fauna acquatica inerme. Tutte le palle del mondo (ce n'erano altre, mica solo una, troppo facile) si "attivano" (anche le nostre, che roteano vertiginosamente) ma non succede niente, praticamente tanto fumo e niente arrosto (giusto uno spreco di effetti speciali).

Il bambino si lamenta e rompe le palle (quelle metaforiche, non quelle aliene). 

Finalmente Keanu spiega cosa vuole da noi, e cioè ucciderci tutti perchè il pianeta sta morendo ed è colpa nostra. L'unica cosa che lei riesce a dire è un "Possiamo cambiareeeee", come se fosse una litigata tra fidanzati.

Alieno, dottoressa e pargolo vanno a casa di John Cleese (che ha un premio Nobel appeso in salotto). Si unisce al coro del "Possiamo cambiare".

I militari intanto tentano (naturalmente) di aprire con la forza l'uomo gigante, perchè non capiscono un tubo di cosa sia e neanche di cosa sia fatto (ovvio, se non si sa cos'è... si distrugge).

Arrivano gli elicotteri e rapiscono la donna mentre litiga col bambino, che strepita per attrarre l'attenzione dell'esercito (simpatico "come ciuciar un caenasso rusene"). Il rompimaroni viene lasciato con l'alieno, che lo salva dal cadere dentro ad un fiume attraversato da un ponte fatto di tavole marce (tutti ne abbiamo uno in giardino).

Dove viene tenuto il mega-robot, si sviluppano delle mosche, che si moltiplicano, sdoppiandosi, giusto per aggiungere un po' di verve a questo pasticcio immane (mancano solo gli orsi polari e un galeone nella giungla).

La dottoressa si è già montata la testa e pensa di essere l'unica in grado di far cambiare idea all'alieno.

Le mosche corrodono il macchinario e anche l'operatore, che viene lasciato dentro alla camera blindata a morire, senza che nessuno batta un ciglio di moralità. Il robot si auto-polverizza e distrugge tutto (ma ovviamente nessuno si stupisce).

L'esercito (sempre molto acuto) spara (molto utile, contro una nube corrosiva).

La dottoressa e i due si riuniscono tutti nel cimitero dove il padre del bambino è sepolto, ma non prima di avergli fatto una tirata filosofica sulla morte e la sua irreversibilità e sulla trasformazione e sul potere, e via così di banalità in banalità.

Tornano a New York verso la palla primaria e sfondano un posto di blocco (immancabile nei film di questo genere, intrattenimento a poco prezzo: due tavole di legno fracassate e via...).

L'alieno entra nella nube, tocca la sfera, la terra si ferma (ecco il significato del titolo originale - quello italiano, ovviamente l'hanno scelto un gruppo di scimmie ubriache) e finisce questa atrocità di film.

Si sa che a Guantanamo fanno ascoltare heavy metal per ore ed altissimo volume ai prigionieri per farli confessare. Secondo me gli fanno vedere questa cagata. In loop.

venerdì 23 gennaio 2009

[Recensione] Virgin territory


Io lo sapevo già che questo film era una ciofeca (un lievissimo indizio sulla scarsa qualità? C'è la Canalis*).
Però uno spirito da kamikaze cinefilo mi deve aver contagiata e... va bè niente scuse, volevo vedere Hayden Christensen nudo e colto in flagrante.
E dai, è sempre bello vedere un film ambientato in Italia, attraverso occhi stranieri, giusto per annegare tra gli stereotipi e gli anacronistici set costruiti con la cartapesta.
A parte Hayden Christensen, nel folto cast di bellezze al bagno, una più pettoruta e labbra canottata dell'altra, c'è anche Tim Roth. Per un Le Iene, ci becchiamo venticinque Decameron Pie. E va bè, anche gli attori devono mandare i figli a scuola.
Da subito ci sono: il giovane ed affascinante mascalzone Lorenzo, Gerbino - lo sceriffo di Nottingham di turno (con i suoi bravi vestiti di pelle che neanche gli Hell's Angels)-, Pampinea, la nobile caduta in disgrazia (Mischa Barton, che dopo the OC non la vuole più nessuno).
Il giovane delinquente scappa dai creditori ma cade svenuto nei pressi di un convento (c'è sempre un convento di suore gnocche nelle vicinanze ogni volta che uno ne ha bisogno). Le pie sorelle se lo portano a casa, ma si rivelano essere delle vogliose creature in cerca di sollazzo. Trovano territorio fertile e con regolarità gli fanno visita (finge di essere sordomuto: anch'io diventerei cattolica praticante per ricevere dal cielo un tuttofare silenzioso e con le gambe di Hayden Christensen).
Al convento si rifugia anche Pampinea, la sua bella, promessa ad un conte russo (!). Le suore la servono come dame da compagnia (ma che convento è? di solito non sono posti lugubri dove ci si alza alle quattro per pregare e si parla una volta all'anno a turno?).
Arriva il conte russo (un impressionante Matthew Rhys, che da Dylan Thomas, passa ad interpretare un perfetto deficiente) che subito scatena ira in Gerbino Della Ratta (chi ha scelto i nomi per i protagonisti veniva violentato da piccolo, come minimo).
Il tutto è un pasticciaccio modello commedia scosciata anni settanta (ma anche ottanta, novanta e duemila, ora che ci penso). Doppi sensi, rotolate nel fieno, suore tettone, fantasie erotiche angeliche con piselli rosa che svolazzano e chi ne ha più ne metta: tutto talmente osè che si spera che ad un tratto spuntino Alvaro Vitali o Edwige Fenech a ravvivare la situazione.
Pampinea bacia Lorenzo mentre lui è bendato, lui si rincretinisce ulteriormente. Lei deve uscire dal convento, ma per gelosia e per paura che le suorine glielo consumino, lo denuncia alla madre superiora che lo caccia.
(Evito di nominare le varie sottotresche, perchè oltre ad essere inutili sono anche oltremodo ridicole... non che la trama principale non lo sia, ma insomma, di qualcosa devo pure parlare). Solo una honorable mention... il fidanzatino di Keira Knightley, Rupert Friend, il gemello di Orlando Bloom, appare come un fuorilegge dall'accento insulso e le treccine da barbie Africa (ovviamente tutte le tende erette nel mezzo della foresta hanno un palo al centro che permette di fare un'antesignana lap dance per salvarsi il collo).
Pampinea e Lorenzo si recano nel luogo del matrimonio e lui le confessa di essere innamorato della donna che l'ha baciato al convento (Oh-che-romantico: nel caso in cui lei si rivelasse una ciofeca, lui sarebbe pronto a ritrattare, ci scommetto le unghie dei piedi e le cuticole delle mani).
Arriva Gerbino (un incrocio tra un germe e un tombino) e scatta la rissa nella fontana (oh-che-originali!). Lorenzo perde, viene imprigionato (in una cella lunga come il tunnel della Manica e ugualmente umida); lei minaccia di gettarsi nel pozzo se Gerbino non lo libera. Se acconsente, lei lo sposa. Non faceva prima a buttarcisi terminando tutte le nostre pene?
Stanno per sposarsi, arriva il russo, scatta la rissa totale. Tutti si sistemano e sono felici tra i petali di margheritine.
Io ho capito che mescolare antico e moderno fa tanto carino, ma di Il destino di un cavaliere ce n'è uno solo (e avanza). I costumi sono di Roberto Cavalli (e questo basta a capire il genere di straccetti haute couture che indossano i protagonisti).
Il film sarebbe insopportabile se non ci fossero degli intermezzi comici (tra il finto prete-voce narrante e Tim Roth) e il cameo (molto Pythonesco) di David Walliams (chi ha visto Little Britain sa di cosa parlo).
Ah, e Hayden Christensen espone al massimo una spalla e un paio di caviglie pelose. Decisamente non ne è valsa la pena.


*doppiata. L'accento era troppo perfetto pure per un londinese da quattro generazioni.