martedì 23 ottobre 2007

[Recensione] Transformers


Non mi piacciono i robot, non me ne frega una pippa di quei cosi di metallo. Né ora, nei mai. Per me ROBOT, significa MARVIN. Per me Optimus prime è il nome di una crema ringiovanente. Bumblebee, è una gomma da masticare. Quindi, secondo queste premesse, il film è uno spreco di spazio e denaro; oltretutto, in ritardo di un ventennio. I Transformers pascolavano quando c’erano He-man e She-la, i Mio mini pony e le Micromachines. Ora ci sono le Bratz, Fabri Fibra e la cocaina.
Una voce stitica (nel senso letterale, cioè, quel rantolo che viene a uno che non caga da settimane) ci racconta che prima dell’alba dei tempi c’era un cubo, con all’interno la forza per creare mondi e dare la vita (cioè, Dio? Forse mi sono sfuggite le lezioni di catechismo dove dicevano che Dio avesse sei lati e gli spigoli vivi…), ma su un pianeta scoppiò la guerra per ottenere questo affare, che venne perso (quando servono le cose, non le trovi mai). E finì sulla terra, dove si riescono a perdere aerei in volo o la memoria quando si viene interrogati dalla polizia per atti criminosi... ma questo è un altro discorso.
In Qatar, una squadra di militari (ben assortita: un paio di bianchi, un paio di afroamericani, un paio di ispanici - tra i quali Amauri Nolasco – chi sa, sa; gli altri… che googlino) sorvola il deserto, tornando alla base. Ovviamente, quello più biondo e pulito (ossia quello meno credibile come militare) ha la moglie e la figlia neonata che lo aspettano a casa, pucci pù. Un elicottero non identificato si infila nello spazio aereo militare ma non ne vuole sapere di andarsene. Lo scortano alla base, dove si trasforma in un robot gigante che distrugge qualsiasi cosa (contemporaneamente infilandosi nei server militari per scaricare dei file).
In una generica high school americana, Sam Witwicky (il quale nome richiama nella mia mente un Teletubby o comunque un coso tondo e peloso) durante una lezione fa la sua bella figura di merda (davanti ai compagni, e, naturalmente, alla topa di turno) raccontando di un nonno esploratore che dopo aver raggiunto il polo nord è impazzito, blaterando di uomini delle nevi giganti. Esce da scuola e il padre lo porta a comprare la tanto agognata macchina, per ottenere la quale ha cercato di vendere su Ebay le chincaglierie ereditate dal nonno. Mentre si recano al concessionario, un’automobile gialla senza guidatore si infila nel parcheggio, e il venditore suggerisce al ragazzo che è la macchina che sceglie il guidatore, e non viceversa. A Sam piace proprio quella gialla ma il padre tira sul prezzo. Il venditore non ci sente, ma dopo che “inspiegabilmente” i vetri del concessionario esplodono, decide di vendergliela.
A Washington, il segretario della difesa (Jon Voight), fa il solito discorso pieno di pathos davanti ad una platea di esperti di suoni, chiamati lì per analizzare un suono registrato durante l’attacco in Qatar. Tra l’audience, due nerd e una barbie. Si crede che non ci siano sopravvissuti (la mogliettina si dispera), ma la squadra del neo-padre è viva e vegeta.
Sam, tutto preso dalla macchina nuova, esce con la speranza di rimorchiare e ci riesce, dando un passaggio a Mikaela (la topa di cui sopra). La macchina sembra avere vita propria e li porta a camporella, dove si scopre che lei è un’esperta di motori (naturalmente). La radio si accende da sola, l’auto si comporta a casaccio: io avrei chiamato un esorcista, ma loro rimangono calmi come se nulla fosse.
Sull’Air force one, un cosino meccanico che cambia forma a piacimento, si muove tranquillamente senza che nessuno si accorga che gli passa accanto, emettendo dei suoni da neonato. Mentre sta piantanto un virus nel sistema, dal Pentagono riconoscono il suono emesso dal cosino, che è uguale a quello registrato nel deserto (in sottofondo tremenda musica lirica, manco fosse una messa nera). Quando l’aereo presidenziale atterra, il cosetto, sempre con tanta nonchalance, si infila in una macchina della polizia, che è della stessa specie mutante. L’affarino googla un nome trovato nei dati scaricati: è il nome del bisnonno di Sam.
Il ragazzo, nel frattempo, insegue la sua macchina, partita da sola. Quando la raggiunge assiste alla sua trasformazione in un robot enorme, che spara un fascio di luce nello spazio. Registra tutto sul telefonino ma viene arrestato da un poliziotto idiota.
Al pentagono, la Barbie ha sviluppato la teoria che il virus abbia una base simile al dna umano, ma ovviamente non la cagano. Convinta che “solo un hacker può rompere il codice!” copia i file su una memory card e lo porta dall’amico ciccione, che in un secondo (al massimo…) scopre che il suono nasconde dei simboli. Ovviamente li sgamano subito e li arrestano.
I militari del Qatar vengono attaccati da un tremors a forma di scorpione che distrugge l’oasi nella quale si rifugiavano. Riescono a mettersi in contatto col pentagono (dopo una baruffa con l’operatore telefonico – che ridere) che gli manda i rinforzi, riuscendo a neutralizzare lo scorpione.
Sam è ancora alle prese con il suo automezzo disubbidiente, che lo insegue. Viene raggiunto dalla macchina della polizia malefica che si traforma in un robot che gli chiede gli occhiali del nonno. Il ragazzo riesce a scappare e incappa nella tipa (che eroina filmica è se non si mette sempre in mezzo?), che non batte ciglio quando vede il robot gigante. La macchina gialla li salva e li porta via (con un sottofondo metal fastidioso). In un altro spiazzo/molo/fabbrica abbandonata le due automobili si trasformano e se le danno. Mentre i grossi si picchiano, loro sono alle prese con il cosino piccolo. Mikaela lo neutralizza con un seghetto elettrico. La macchina gialla torna in sé, li fa salire e gli spiega che è di origine aliena. Il cosino decapitato si traforma in cellulare, garantendosi un passaggio gratuito nella borsa della tipa. Dopo un commento offensivo sulla carrozzeria malandata, la macchina si arrabbia e li fa scendere, ma torna messa a nuovo, con la musica riciclata da Kill Bill (che chi sa dove l’aveva pigliata a sua volta).
Cominciano ad arrivare altri robot dallo spazio, che prendono sembianze varie, spaventando l’intera città e una bambina che crede siano le fate dei dentini. La macchina gialla li conduce dai compagni e il capo, Optimus prime, che gli spiega che provengono dal pianeta Cybertron, dilaniato dalla guerra per la possessione del cubo, che hanno imparato a parlare da internet, che il nonno di Sam aveva scoperto Megatron, un robot congelato, precipitato sulla terra per recuperare l’oggetto. Visto che le coordinate del cubo sono impresse negli occhiali del nonno di Sam, bisogna prevenire che i cattivi lo trovino: il parallelepipedo servirebbe ad attivare tutte le macchine della terra per farle combattere e annientare la razza umana.
La Barbie arrestata cerca di farsi ascoltare spiegando che nel file scaricato da chi è entrato nel sistema c’erano delle informazioni su un certo Witwicky riguardanti il settore sette.
Sam e i robot vanno a recuperare gli occhiali, ma un imprevisto insormontabile gli rende le cose un po’ più difficili del previsto: passare la barriera genitori è un’impresa poco semplice. Dopo qualche minuto di gag di terz’ordine tra Sam e i genitori, che credono si stia masturbando, tra gli aggeggi, il cane e le petunie della mamma, recuperano gli occhiali. Agenti del settore sette arrivano a guastare la festa; li arrestano dopo averli trovati positivi al contatto con un certo tipo di isotopi. Mentre li stanno portando via, i robot li salvano, ma arriva la cavalleria che insegue Optimus Prime pensando sia cattivo. Riescono a catturare Bumblebee (la macchina gialla) e i ragazzi. Al pentagono arriva uno del settore sette, ma lo cagano solo dopo che tutte le vie di comunicazioni sono state interrotte. Spiega al segretario della difesa che la sua divisione è stata creata segretamente ottan’tanni prima e che in una delle spedizioni fallite su Marte erano riusciti a registrare delle immagini, nelle quali si vede l’ombra di un robot gigante, lo stesso che ha attaccato la base in Qatar. Decidono di ritirare le navi da guerra mandate a proteggere l’America in caso di attacco da parte della Corea del Nord o della Russia (sempre a pensare male!) e di concentrarsi su un attacco imminente.
Sam, Mikaela, bambolina bionda e ciccione si ritrovano tutti su un elicottero diretto al settore sette, dove sono anche i militari del deserto.
I transformers buoni leggono le coordinate del cubo e decidono di distruggerlo.
Nella base segreta, si viene a sapere che hanno tenuto nascosto Megatron per ottant’anni e che la base è stata costruita attorno al robot. La buttano in vacca dicendo che da lui hanno ricavato tutte le tecnologie esistenti. Sam racconta il piano dei robot cattivi per impossessarsi del cubo… e spunta il cubo, tenuto nello scantinato dal 1914, pur sapendo che è di origine aliena, pericoloso e potente. Il cosino decapitato lo vede e chiama a raccolta i cattivi, che interrompono la fornitura di energia che tiene congelato Megatron, per farlo riattivare. Sam insiste per avere indietro la sua macchina (Cristo, è proprio ossessionato!), la quale trasforma il cubone in un cubino portatile. Megatron risorge e i nostri sono occupati dal far funzionare una radio per chiamare rinforzi (ci riescono). Scappano verso il centro città (geniali) dove un aereo bombarda i buoni, ferendo Bumblebee. Sam, nel frattempo, riceve il compito di consegnare il cubo in un punto convenuto (nonostante la fretta e il destino dell’umanità nelle sue mani, la topa lo ferma per fargli una mezza dichiarazione risicata). Mentre corre, il cubo si attiva leggermente e trasforma una manciata di congegni elettronici in robot. Lei invece, piagnucola un po’ ma si riprende subito, con la velocità di un politico nostrano. Sam sta per mollare giù il malloppo ma un missile distrugge l’elicottero che doveva raccoglierlo, che sfiga. Megatron arriva a complicare le cose e lotta contro Optimus Prime, che in qualche modo riesce a infilargli il cubo nel “petto” e a distruggerlo.
Tutto finisce nel meglio (e adesso i danni chi li paga?): i resti dei robot vengono seppelliti in mare (bravi bravi, incitiamo ad inquinare!!!), il soldatino di piombo torna dalla famiglia pucci pucci, Sam si limona la tipa (finalmente, dopo due ore e mezza di film).
Visti i dialoghi scritti per un target minorile (e minorato), le tremende freddure, i riferimenti forzati al mondo dei gggiovani, le gag inutili, superflue e non richieste, gli effetti speciali che l’occhio umano non può cogliere, mi chiedo: che aspetto avrebbe il mio epilady se venisse trasformato in robot?
Riassumendo: perchè vedere un film con una trama del cavolo e con uno sfoggio di tecnologia insensato (visto che non riusciamo a vederlo)? Qualcuno me lo spiega?

martedì 16 ottobre 2007

[Recensione] I Fantastici Quattro

NO. Non il secondo, il primo. Mi sono presa indietro. Tutti parlano male di questo film, non potevo mica fare a meno!
Visto il target "vietato ai maggiori di 14 anni", si comincia subito (per subito intendo entro i primi 59 secondi - contati) definendo chi è il cattivo, chi è lo scienziato intelligente ma poco fortunato nella vita (e in amore) e chi è l'amico brutto e ciccione, ma molto simpatico e di cuore. Un'altra manciata di secondi e ci mostrano la ex gnocca dello sfigato (Jessica (sci)Alba) che ora sta con il maligno, e suo fratello, uno scavezzacollo con l'arroganza di un adolescente con la Mercedes di papà. Il tutto naturalmente bidimensionale come la carta igienica e condito da battute scartate dalla Smemoranda.
Il suddetto è l'equipaggio di una spedizione spaziale che deve andare incontro ad una nube solare per le solite ragioni umanitarie (..."Il genoma umano!", "Cura per le malattie!", "La pace nel mondo!", "Eliminiamo i carboitrati!", "La fine del cumunismo!"...). Putroppo, ma soprattutto ovviamente, accade l'imprevisto, e al posto di sfiorare questa tempesta solare, ci sbattono contro (come non accorgersi di una massa grande due milioni di chilometri che ti viene incontro poco amichevolmente? Uno deve essere un guidatore decisamente distratto).
Tornati sulla terra vengono messi in quarantena, ma niente sembra essere cambiato. Il cattivone, Victor Von Doom, viene cazziato dal consiglio amministrativo perchè la missione è fallita e lui comincia ad arrabbiarsi, sentendosi messo da parte e sminuito davanti al mondo.
Il primo ad avere sintomi anormali è Johnny Storm, che, rimorchiata un'infermierina, si getta da un elicottero per fare un po' di snowboard e gli si incendia la felpa (produzione cinese?).
Il buontempone sempre pronto a dare una mano, cerca di fare incontrare i due ex, che naturalmente si amano ancora (come in ogni film, chi si ama, si lascia, e rimungina per tutta la vita aspettando qualcuno che li salvi dalla depressione) e con un trucchetto da telenovela, ossia simulando (ma neanche tanto) un attacco di cagotto, li lascia soli a lume di candela. Qui scoprono che lei può diventare invisibile e lui si allunga come Tiramolla (mi asterrò dal fare qualsiasi battuta inerente il suo pisello, sono una donna elegante, io). Anche il cattivone dà segni di squilibrio, è diventato magnetico (Blooper: a questo punto ha una cicatrice sulla tempia destra, dà anche ordini di venire inquadrato da sinistra, ma per il resto del film ce l'ha dall'altra parte). L'ultimo a sentire le conseguenze dell'impatto è Ben, che comincia a fare gli stessi rumori di un van Volkswagen carico di hippies. Si traforma in Hulk, ma arancione e non verde. Disperato, corre dalla fidanzata che se ne va schifata (ah, l'amore...!).
Quando sei fatto di roccia e pesi mille mila quintali, che fai? Vai a sederti su un ponte! Lì, in pochi istanti si scatena il putiferio: tamponamenti a catena, camion che vengono triturati e autoscale dei pompieri che rimangono in bilico, aspettando il primo super eroe di passaggio. Ovviamente la polizia, come in ogni film fumettistico, prima scambia l'uomo roccia per un delinquente, ma poi, dopo essersi riunito con gli amici transgenici (altro che Chernobyl) ed aver salvato tutti, diventa l'eroe di grandi e piccini.
Ricapitolando, abbiamo: la donna invisibile, il cui unico scopo nella vita è sposarsi con qualcuno, non importa chi; l'uomo fuoco, che si comporta come un teen ager in calore; l'uomo roccia depresso per il proprio aspetto; l'uomo gomma, il cui più evidente effetto collaterale delle radiazioni, sono le tempie incanutite.
Decidono di chiudersi nell'appartamento di Reed Richards, l'uomo gomma (ogni scusa è buona), per fare dei test (ovviamente la sua tana è un laboratorio avanzatissimo e lui sa fare tutto). Von Doom cerca di riaccaparrarsi la fidanzata, ma lei, avendo capito che aria tira, preferisce rimanere con gli altri amicici.
Anche Victor, l'uomo testa di cazzo, si fa analizzare. Scopre di essere fatto di metallo e di poter accumulare energia elettrica (comoda per il campeggio). Naturalmente, uccide il povero scienziato quattrocchi che l'ha aiutato e si vendica del superiore ancora più stronzo che l'ha bistrattato.
L'uomo gomma cerca di mettere a punto una macchina che simula la tempesta, per farli tornare come prima. Come i concorrenti dei Grande Fratelli, anche i nostri iniziano a soffrire per l'essere a stretto contatto, cominciando a baruffare tra loro: l'uomo fuoco se ne va per i cavoli suoi a fare lo sborone con le moto acrobatiche, l'uomo roccia se ne va in un diner a piagnucolare, triste e depresso. Victor, nel frattemo, organizza un piano per vendicarsi dei suoi ex amici, è invidioso e geloso di Reed Richards, che prima era più inutile di una cagatina di piccione e ora è ricco e famoso (e con la topa). Raggiunge l'uomo piagnucolone, lo istiga contro Reed, e lo fa tornare all'appartamento per riempirlo di ingiurie.
L'uomo gomma, frustrato da tanta ostilità, prova su di sè la macchina, ma è mal calibrata e lo scioglie come il formaggio in microonde. La donna invisibile lo soccorre, pronunciando l'ovvietà del secolo: "Ti serve un medico!" e lui, accasciandosi a terra, sentenzia che l'aggeggio ha bisogno di più potenza. Victor, che li sta spiando, aziona la macchina sull'uomo roccia lamentevole (dandole potenza attraverso sè stesso, visto che è diventato una dinamo), e torna come prima (che culo! Ma almeno così smette di lamentarsi). L'ignobile nemico ha già pronta la solita solfa che spiega dettagliatamente i piani criminali, ma torna Reed (come nuovo) a rompergli le uova nel paniere. Lottano un po' ma l'uomo gomma non ha più tanto controllo sulla propria materia. Victor lo rapisce e lo porta a casa propria, dove lo congela, sperando poi di spezzarlo (non era più semplice infilare gli altri fantastici, uno ad uno nella macchina infernale?). Gli incredibili due rimasti vanno a salvarlo (l'uomo roccia si pente e si ritrasforma).
Arriva il capitolo finale, la lotta generale che impegna i magnifici quattro in pompa magna. Riescono ad annientare Victor e a dare un party su una nave.
Reed chiede a Susan di sposarlo, regalandole una coppiglia (cosa che non trovo per niente divertente, se fossi stata nei suoi panni, sarebbe scattato il calcio nei maroni).
Almeno ho imparato cos'è una coppiglia. Utile, in caso andassi a Chi vuol essere Milionario.

venerdì 12 ottobre 2007

[Fun] La liste delle liste... 2

I PERVERTITI:
amare fighe (amare?!)
becca fica (becca???)
cacca in faccia porno
dodicenni che mostrano la figa foto (qui scatta la denuncia)
zoofilo porno
topona bionda
oggetti infilati nella topa (non so se la topa sia tanto felice)
il piacere di incularti
foto di topone pelose
foto militari in calzoni corti
lola drag queen
costumi di gommapiuma di titty (è DECISAMENTE una perversione… “Oh! Mi è semblato di vedele un cazzo!”)
viggo mortensen omosessual* (ma l’asterisco cosa c’entra?)
tom cruise rasato (per carità, già è orribile così com’è!)
sosia di ville valo (non basta quello vero?)
sosia daniel craig (mi autocito “non basta quello vero?)

I CURIOSI:
altezza di timothy olyphant
anello che indossa brad pitt (ma chi se ne frega!)
attrici alito pearl harbour (…)
ben affleck alopecia (ma poveretto… il mese scorso era Elijah Wood stempiato…)
ben affleck cicatrice
ben affleck shock (eh?)
bijou philip vita privata (meglio non indagare)
christopher o'donnell foto nudo (quelle poi passale)
con chi è fidanzato rufus sewell? (è un uomo libero)
heat ledger e il miglior amico di gyllenhaal anche nella realta (notare che non è una domanda, bensì un’affermazione)
signore degli anelli aragon come muore (muore? Ma io dov'ero?!)

GLI INTELLIGIBILI
colin farrell controparte (ossia?)
foto di una bionda che indica tre con le dita (uhm?)
ragazza con crampi al polpaccio (questa mi turba la notte)
il mondo doppiatori crash cronenberg
gabriele pugnale militare film

I VIOLENTI
fegato aggredisce horror zombie
foto dita mozzate wolf creek
wolf creek coltello dietro la schiena

GLI ESPERTI DI MOTORI DI RICERCA
recensione:la ragazza con l'orecchino di perla(film)
"the war" "kevin costner" vietnam
"the war" trama e commento
“film casino' royal dove fanno saltare il palazzo?palazzo” (scritta proprio così)

LE PERLE DEI FAN DI JOSH HARTNETT:
josh hartnett spalle larghe
per una sola estate hartnett ridicolo

QUELLI CHE HANNO CERCATO “GO – UNA NOTTE DA DIMENTICARE”:
5 (lo scorso mese: 7)
… “PEARL HARBOR”:
8 (lo scorso mese 4)
(cos’avranno mai questi due film?!)

LA MIGLIORE…
(pensavo che dopo “pisello Josh Hartnett” niente potesse avere valore… ma invece…)
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christian bale si paragona fungo

mercoledì 10 ottobre 2007

[Recensione] Un ponte per Terabithia


Per parafrasare Dr House si potrebbe dire che "Tutti i trailer mentono". Ci sono varie possibilità: nel caso A, il filmato contiene le scene migliori di un film (magari anche qualche spoiler), nel caso B, è tutto un altro film.
Da un trailer così, ci si aspettava qualcosa di simile a una Narnia senza l'armadio puzzolente, a un Jurassic park senza le zanzare o comunque a un film dove due ragazzini ficcanaso finiscono in un mondo parallelo per caso. Ovviamente, nulla di tutto questo.
Jess è un bambino sfigato, ma talmente sfigato che nonostante alle medie io fossi l'avvocato delle cause perse, l'avrei pestato a sangue durante ogni ricreazione. Vive in una famiglia povera, con quattro sorelle (due più grandi, stronze adolescenti, una più piccola, rompicazzi, una neonata, inutile) e un padre di cui pure io mi cagherei sotto, visto che nella mia testa lui vestirà sempre questi panni (no, non il Governatore, l'altro...). Tutti lo insultano, lo picchiano, lo villipendono... insomma, la vita normale in una scuola americana. L'unica cosa che gli da soddisfazione è correre, ma il primo giorno di scuola arriva una bambina nuova a guastargli le feste. Leslie è una che si veste mescolando i consigli di look di Cioè e andando a ravanare nella spazzatura: abbinamenti di colore degni di un ipovedente daltonico, ricami improbabili sui jeans acqua alta, ammucchiamenti di tshirt e canottiere una sopra l'altra, manicotti di lana sui gomiti (eh, fa freddo in Arizona o ovunque essi si trovino). Ha l'espressione di un folletto fatto di tranquillante per cavalli, infatti, al primo confronto con la bulla della scuola (una cicciona che forse si veste peggio di lei) si mette a blaterare di troll giganteschi che amano i piedi. Al chè, io sarei scappata a gambe levate... Ovviamente i due poveri imbecilli, dopo un po' di diffidenza, fanno amicizia. Fatalità abitano attaccati (e non si erano mai visti prima) e inoltrandosi nel bosco, cominciano a fantasticare su un mondo magico, pieno di banalità disneyane come troll giganti (e daje), libellule guerriere, pigne-granate... E continuano così, in una frenesia misto LSD e schizofrenia infantile. A scuola tutto continua normalmente, lui viene preso in giro dai maschietti, lei dall'obesa. Anche l'insegnante di letteratura fa schifo. Quella di musica (la splendida, bellissima, meravigliosa Zooey Deschanel) però, è alternativa, carina e gentile. Nel loro mondo magico (o dovrei dire allucinazione acuta) costruiscono una casa sull'albero (come tutti i bambini americani, sono espertissimi di carpenteria). Lei parla con gli alberi, col vento e con chiunque le capiti a tiro, modello ubriacatura molesta (manca solo che si pisci addosso). Il padre di Jess lo sgrida per la sua fantasia (disegna un sacco) e ci rimane ancora peggio, quando scopre che la famiglia di lei è una bomba di simpatia, calore e divertimento (nonostante stiano dipingendo le pareti del salotto color rigurgito di neonato). Si vendicano della stronza obesa, che poverina, confessa che il padre la picchia (non può esserci un cattivo supremo, deve sempre essere giustificato). Leslie l'aiuta e così, i nostri eroi, scampano alla macellazione. Durante un week-end, l'insegnante di musica invita Jess ad andare con lei in una galleria d'arte (nel mondo reale non succederebbe mai, viste tutte le menate sulla pedofilia). Al suo ritorno scopre che Leslie è morta, cadendo nel fiume all'entranta del loro paradiso segreto, Terabithia. La tristezza impera, arrivano tutte le banalità del caso: il ragazzo non riesce ad accettare il lutto, i compagni di scuola fanno battute ignobili sulal perdita della ragazza, i genitori distrutti che si trasferiscono in una città a caso...
Jess decide di costruire un ponte di legno. Pensarci prima, no?
Un film che mi ha lasciato a bocca aperta per la falsa pista lanciata dal trailer. Io denuncerei per frode chi l'ha montato. E' come se fosse pubblicità ingannevole... quello che si pubblicizza, bisogna vendere... grazie a Dio non sono andata a vederlo al cinema.
Il regista si chiama Gabor Csupo, il quale nome mi fa pensare ad un anagramma. Anzi, a 609.
PS: è un remake.

domenica 7 ottobre 2007

[Recensione] Catwoman

Fino a un anno fa, mi rifiutavo categoricamente di vedere film tratti da fumetti. Avevo giusto un paio di pregiudizi. Però, pensandoci, col senno di poi, sono sempre stata innamorata di Batman. Quando uscì Batman forever nelle sale, FATALITA’ Val Kilmer era il mio attore preferito. Fino a Batman Begins, per me, Batman, era lui. Ora, se uno pensa a Batman, pensa a Christian Bale (anche il Tg5 conferma, nella loro infinita arbitrarietà informativa). Bale è un uomo perfetto (salto la sviolinata e vado al punto), è una macchina da guerra, un supereroe giusto e umano. Ma non è sexy (nelle vesti di Batman, si intende. Negli altri film… da ictus). Bruce Waye è un riccone pieno di donne, DEVE essere sexy (immagino che sia per questo motivo che per hanno scelto George Clooney, il peggior Batman di sempre). Val Kilmer lo è (ops, ERA), eccome. Gli ormoni di una tredicenne non mentono mai. Tutto ciò per dire cosa? Non mi ricordo più.
Ah, sì. Fino a quest’anno, niente film tratti da fumetti tranne Batman (Tank girl e Ghost world… ma non sono fumetti ordinari). Poi ho scoperto di avere il Sacro Graal nella mia videoteca. X-men e sequel. Mi interessava vedere il numero due, giusto per gustarmi Alan Cumming tinto di blu, ma essendo una purista, mica potevo vedere il due e non l’uno? Eh no, carissimi. E lì, come San Paolo (Pietro? Giovanni? Boh!) colpito sulla via di Damasco, ebbi la rivelazione. Gli X-men erano fighi quanto Batman! (Tutto ciò a 24 anni… c’è gente che legge fumetti a sei anni di vita… oh, meglio tardi che mai). Ma soprattutto, che razza di animale è Wolverine? (Animale in tutti i sensi, gnam!)… E lì mi è nata la curiosità di vedere altri film tratti da fumetti, di vari generi… Sono arrivati Daredevil (penso di essere una delle poche persone al mondo a cui è piaciuto), Hellboy, Spiderman, Hulk e via dicendo. Quindi, Catwoman rientra nel programma “recuperiamo il tempo perduto”.
Comincia con una delle frasi più altisonanti della storia del cinema, dopo “Adoro l’odore delle scorregge mattitine” (vi sfido a trovarmi la citazione), ossia “tutto è cominciato il giorno in cui sono morta” (e noi ci chiediamo… Perché sei resuscitata? Nessuno te l’aveva chiesto…). La protagonista, Patience (… appunto…), una sfigata dal dubbio gusto per l’abbigliamento, che fa la grafica per una grossa azienda di cosmetici, si fa trattare male da tutti, compreso il capo, che oltre a sgridarla per come è vestita, le fa rifare tutto il lavoro entro la mezzanotte del giorno dopo (perché nei film mettono sempre ste scadenze assurde?). La moglie del capo, una vecchia conservata sotto formaldeide, è una stronza ipocrita come lui (Dio lì fa, poi li accoppia) ma la difende dall’attacco del marito.
Patience torna a casa (ovviamente un quartiere malfamato) dove da ancora prova di essere un’inetta. Il mattino seguente un gatto si arrampica sul suo cornicione e lei per salvarlo, al posto di chiamare i pompieri come ogni film che si rispetti, esce dalla finestra e sale su un condizionatore di quelli che si incastrano nelle finestre (altro che Darwin awards..). Un poliziotto che per caso passa sotto la sua finestra la salva, credendola una suicida (peccato…). Ovviamente scatta l’inciucio quando lui le riporta il portafoglio, smarrito per la fretta di andare al lavoro (compagni di lavoro: un gay di colore e una cicciona simpatica… quando mai i ciccioni dei film non sono simpatici?).
A mezzanotte meno trenta secondi la donna si reca nella fabbrica dove fanno (bolliscono?) i cosmetici ma trovando tutto chiuso, si infila in una porticina di servizio, dove naturalmente assiste alla confessione dello scienziato sfigato che ammette che la super crema che stanno per mettere in produzione ha degli effetti collaterali terrificanti. Da sfigata maldrestra qual è, ribalta una serie di teglie (?!) e si fa sgamare di brutto. La moglie del capo, artefice dei loschi piani, dà l’ordine ai propri scagnozzi di ucciderla (un po’ radicale!). Le sparano a raffica e lei per scappare si infila in uno shaker gigante, che in realtà è una specie di lavandino, dove gettano le scorie. Finisce nel fiume e muore. Il suo cadavere affiora su un monterozzo di escrementi, e qualche decina di gatti le si avvicinano, forse attirati dalla puzza di pesce. Il gatto che lei aveva cercato di salvare, le sale sul petto e le alita in faccia. Lei rinviene, giustamente. Avete mai annusato l’alito di un gatto? Non è un’iperbole dire che potrebbe far resuscirare i morti sul serio. Si risveglia piena di cacca in faccia e con lo spider-sense. Torna a casa e si risveglia su una mensola. Rintraccia l’indirizzo della padrona del gatto e lo riporta a casa. La donna è una vecchia scarrampana che vive da sola, con settecento felini (ovviamente è l’unica casa a un piano in mezzo ai grattacieli). Le racconta la solita solfa mitologica e lei non ci crede. Tornata al lavoro, il capo le fa una scenata alla quale lei risponde per le rime, venendo licenziata in tronco. Si incontra con il fusto (fusto… nel film lo fanno passare come bellone, io lo trovo disgustoso) portandogli una litrata di caffè (scrivendo “sorry” sul bicchiere, che romantica canaglia). Lui insegna a comportarsi bene ai bambini delle elementari e giocano tutti insieme a basket allegramente. In stile videoclip di Britney Spears, i due si sfidano e lei fa sfoggio della sua nuova agilità. Patience afferma che la sua amica in carne le dice di essere “svago-deficiente” ma essendomi stata servita su un piatto d’argento, mi asterrò dal fare qualsiasi battuta.
Tornata a casa, mangia tonno con le mani (per quanto sia buono, la puzza di tonno non si leva dalle dita…) e spacca il culo al vicino che tiene la musica ad alto volume. Scopre di essere brava con la frusta, si taglia i capelli e se li acconcia in una pettinatura particolarmente ridicola e fuori moda, si veste da motociclista porno e ruba una moto. Per caso, passa davanti ad una gioielleria dove c’è una rapina in corso. Entra, picchia i malviventi con del kung fu falsissimo e si porta a casa la refurtiva. Il mattino dopo la riporta alla polizia, con un bel “sorry” scritto sulla busta (ma è una mania?!). Nonostante il comportamento gattesco, continua a vestirsi da culo. Torna dalla scarrampana per chiarirsi le idee e la vecchia le da una maschera gattesca dicendole di accettarsi per quello che è. Si fa un nuovo costume, decisamente troppo succinto (mai provato a fare acrobazie con i tacchi a spillo?) per una battona, figuriamoci per una donna qualunque. Rintraccia uno dei due uomini che l’hanno uccisa, a calci in culo si fa spiegare lo stato delle cose e torna alla fabbrica di cosmetici. Trova il cadavere dello scienziato pentito ma uno che passava di lì per nessun motivo da la colpa a lei. Il suo poliziotto indaga sul caso e nota la similitudine tra i due “sorry”. Come ogni coppia cinematografica decente, vanno al luna park, dove di nuovo, lei fa sfoggio della sua agilità, salvando un bambino dalla ruota panoramica scassata.
La notte Patience si reca a casa del capo, sperando di pareggiare i conti, ma trova la moglie, che le mente, spedendola dal marito che è a teatro con l’amante. Lei non fa a tempo a fargli la festa che la inseguono nelle quinte. Il fidanzato la confronta, remenandosi per terra per far salire la tensione erotica, e lei gli molla un bacio esagerato sulla guancia. Riesce a scappare, probabilmente perché lo ha tramortito con le sue battute di bassissima lega.
Escono di nuovo insieme e finalmente trombano, ma quando lei sta dormendo, lui trova un artiglio sul tappeto e capisce tutto quanto. Ruba anche un bicchiere con l’impronta di rossetto, che fa prontamente analizzare dagli espertoni. È ovviamente identica a quella nelle foto della guancia del poliziotto. CSI gli fa una pippa.
La moglie del capo la attira con una trappola (nel frattempo si è scoperto che ha i superpoteri, dati dall’uso decennale della crema che produce), facendo ricadere la colpa dell’assassinio del marito su di lei. La arrestano ma lei scappa attraverso le sbarre (larghe quanto un armadio).
Indossato il suo scomodissimo costume va a sabotare la consegna delle creme di bellezza, prevista per il giorno dopo. Durante la lotta finale, la cattivona (dimenticavo, è Sharon “prugna secca” Stone) cade dalla torre del capannone e si spiaccica al suolo. La donna-gatto molla l’ometto con un bigliettino e si da alla pazza gioia notturna. Vestita così le verrà probabilmente molto facile divertirsi…
Il regista… è uno che si chiama PITOF. Solo PITOF. Non John Pitof, o Francis Pitof. Pitof e basta.

martedì 2 ottobre 2007

[Recensione] Tenacious D and the pick of destiny

Ci sono tanti film imbecilli, troppi. Ma alcuni sono adorabili. Ognuno ha il proprio set di inconfessabili scheletri nell’armadio (parecchi, per quanto mi riguarda), uno peggio dell’altro.
Tenacious D and the pick of destiny non è tra quelli che ispirano grasse risate. Non fa ridere. Non è intelligente, non è brillante, non è innovativo. Insomma, spazzatura autocelebrativa.
Di solito quando un film contiene varie citazioni rock (anch’io nel mio piccolo sono una nerd per certe cose) corro a vederlo giusto per complimentarmi con me stessa di averle riconosciute. La maggior parte dei film che parlano di rock (o che ci girano intorno) sono idioti. Ma fanno ridere, o sono emozionanti per altri motivi. Questo no. Non ho idea di quanto abbia incassato, ma sono pronta a scommetterci una mano (la sinistra – la destra mi serve) che gli incassi hanno subito una parabola discendente di week end in week end, grazie al passaparola.
Comincia con dei titoli di coda animati, dove i due protagonisti (Jack Black e Kyle Gass) si scoreggiano addosso a vicenda. Non fa ridere.
E’ la storia del sogno americano: un bambino ribelle (Jack Black) che ama il rock’n’roll scappa da casa per inseguire una carriera musicale a Los Angeles. Appena arriva (con un gap di dieci anni) nella città degli angeli incontra Kyle Gass, che lo ospita a casa propria, in cambio dello svolgimento dei lavori domestici. Nel frattempo, da rockstar navigata quale sostiene di essere, gli spiega i segreti del mestiere, sciorinando cagate su Dio (che prende vita da un poster… Ronnie James Dio, non Dio Dio, l’anziano signore con la barba seduto su un trono. No, non quell’anziano signore vestito di rosso. Quello vestito di bianco!) e i Black Sabbath. Si rivela però un bluff e dopo un’incazzatura di sei millisecondi, Jack Black lo perdona. Si accorgono di un segno divino che gli unisce, uno ha una voglia con le lettere TENAC sul culo, l’altro IOUS. Non fa ridere.
Si arrabattano per farsi conoscere ma zero. Si accorgono che tutti i grandi del rock hanno usato lo stesso plettro (eh sì, tutti in casa abbiamo pile di Rolling Stone degli anni settanta). Si recano nel primo negozio di strumenti a cercarlo ma il commesso gli spiega, in puro stile apocalittico (“il segreto più oscuro della storia del rock!”), che il plettro è il dente di Satana, passato di mano in mano, che garantisce il successo di chi lo usa. Parte la ricerca. Scoprono che l’oggetto è conservato al museo della storia del rock’n’roll. Sulla via incontrano un (fantastico) pazzoide che gli rivela il piano d’azione per entrare. I due amici litigano e si dividono. Uno va ad una festa con delle fighe, l’altro continua il viaggio. Uno fa una figura di merda al party, l’altro riesce ad entrare nel museo (dopo aver viaggiato un po’ a causa di funghi allucinogeni – una delle scene più inutili della storia del cinema mondiale – nonostante John C. Reilly interpreti lo yeti). Lì si reincontrano (ovviamente) e proseguono. Localizzano il plettro, protetto da una serie di raggi laser (ovviamente) e Jack Black riesce a scansarli ma rimane bloccato a dieci centimetri dal pulsante che li disattiva. La soluzione è farsi venire un’erezione per pigiarlo. Non fa ridere. Riescono a rubarlo e a sfuggire all’inseguimento della pula arrivando ad LA, alla tanto agognata gara di talenti del pub puzzolente sotto casa. Da impediti quali sono, rompono il plettro perché se lo litigano ma poi si convincono che è un placebo, che la forza è in loro, che sono amici per sempre, blah blah blah. In realtà il tipo che presenta lo show è un accolito di Satana (Dave Grohl) che finalmente ricostituito, diventa di nuovo potente. Si sfidano a duello chitarristico. Perdono ma poi vincono perché gli staccano un corno per sbaglio.
Porcata. Osceno. Inutile. Idiota. Target: dodicenni che ascoltano i Metallica e i Korn.
Si può dire però che i vari camei allietano la visione: Meat Loaf nella parte del padre oscurantista di Jack, Ben Stiller è il negoziante che gli svela la storia del plettro, Amy Poehler la cameriera del diner e Tim Robbins, nel ruolo di uno svalvolato senza denti. Impagabili (soprattutto Ben Stiller).
Il film è stato scritto dal duo protagonista insieme a Liam Lynch. Se non sapete chi è, cliccate qui. E capirete tante cose.