martedì 23 ottobre 2007

[Recensione] Transformers


Non mi piacciono i robot, non me ne frega una pippa di quei cosi di metallo. Né ora, nei mai. Per me ROBOT, significa MARVIN. Per me Optimus prime è il nome di una crema ringiovanente. Bumblebee, è una gomma da masticare. Quindi, secondo queste premesse, il film è uno spreco di spazio e denaro; oltretutto, in ritardo di un ventennio. I Transformers pascolavano quando c’erano He-man e She-la, i Mio mini pony e le Micromachines. Ora ci sono le Bratz, Fabri Fibra e la cocaina.
Una voce stitica (nel senso letterale, cioè, quel rantolo che viene a uno che non caga da settimane) ci racconta che prima dell’alba dei tempi c’era un cubo, con all’interno la forza per creare mondi e dare la vita (cioè, Dio? Forse mi sono sfuggite le lezioni di catechismo dove dicevano che Dio avesse sei lati e gli spigoli vivi…), ma su un pianeta scoppiò la guerra per ottenere questo affare, che venne perso (quando servono le cose, non le trovi mai). E finì sulla terra, dove si riescono a perdere aerei in volo o la memoria quando si viene interrogati dalla polizia per atti criminosi... ma questo è un altro discorso.
In Qatar, una squadra di militari (ben assortita: un paio di bianchi, un paio di afroamericani, un paio di ispanici - tra i quali Amauri Nolasco – chi sa, sa; gli altri… che googlino) sorvola il deserto, tornando alla base. Ovviamente, quello più biondo e pulito (ossia quello meno credibile come militare) ha la moglie e la figlia neonata che lo aspettano a casa, pucci pù. Un elicottero non identificato si infila nello spazio aereo militare ma non ne vuole sapere di andarsene. Lo scortano alla base, dove si trasforma in un robot gigante che distrugge qualsiasi cosa (contemporaneamente infilandosi nei server militari per scaricare dei file).
In una generica high school americana, Sam Witwicky (il quale nome richiama nella mia mente un Teletubby o comunque un coso tondo e peloso) durante una lezione fa la sua bella figura di merda (davanti ai compagni, e, naturalmente, alla topa di turno) raccontando di un nonno esploratore che dopo aver raggiunto il polo nord è impazzito, blaterando di uomini delle nevi giganti. Esce da scuola e il padre lo porta a comprare la tanto agognata macchina, per ottenere la quale ha cercato di vendere su Ebay le chincaglierie ereditate dal nonno. Mentre si recano al concessionario, un’automobile gialla senza guidatore si infila nel parcheggio, e il venditore suggerisce al ragazzo che è la macchina che sceglie il guidatore, e non viceversa. A Sam piace proprio quella gialla ma il padre tira sul prezzo. Il venditore non ci sente, ma dopo che “inspiegabilmente” i vetri del concessionario esplodono, decide di vendergliela.
A Washington, il segretario della difesa (Jon Voight), fa il solito discorso pieno di pathos davanti ad una platea di esperti di suoni, chiamati lì per analizzare un suono registrato durante l’attacco in Qatar. Tra l’audience, due nerd e una barbie. Si crede che non ci siano sopravvissuti (la mogliettina si dispera), ma la squadra del neo-padre è viva e vegeta.
Sam, tutto preso dalla macchina nuova, esce con la speranza di rimorchiare e ci riesce, dando un passaggio a Mikaela (la topa di cui sopra). La macchina sembra avere vita propria e li porta a camporella, dove si scopre che lei è un’esperta di motori (naturalmente). La radio si accende da sola, l’auto si comporta a casaccio: io avrei chiamato un esorcista, ma loro rimangono calmi come se nulla fosse.
Sull’Air force one, un cosino meccanico che cambia forma a piacimento, si muove tranquillamente senza che nessuno si accorga che gli passa accanto, emettendo dei suoni da neonato. Mentre sta piantanto un virus nel sistema, dal Pentagono riconoscono il suono emesso dal cosino, che è uguale a quello registrato nel deserto (in sottofondo tremenda musica lirica, manco fosse una messa nera). Quando l’aereo presidenziale atterra, il cosetto, sempre con tanta nonchalance, si infila in una macchina della polizia, che è della stessa specie mutante. L’affarino googla un nome trovato nei dati scaricati: è il nome del bisnonno di Sam.
Il ragazzo, nel frattempo, insegue la sua macchina, partita da sola. Quando la raggiunge assiste alla sua trasformazione in un robot enorme, che spara un fascio di luce nello spazio. Registra tutto sul telefonino ma viene arrestato da un poliziotto idiota.
Al pentagono, la Barbie ha sviluppato la teoria che il virus abbia una base simile al dna umano, ma ovviamente non la cagano. Convinta che “solo un hacker può rompere il codice!” copia i file su una memory card e lo porta dall’amico ciccione, che in un secondo (al massimo…) scopre che il suono nasconde dei simboli. Ovviamente li sgamano subito e li arrestano.
I militari del Qatar vengono attaccati da un tremors a forma di scorpione che distrugge l’oasi nella quale si rifugiavano. Riescono a mettersi in contatto col pentagono (dopo una baruffa con l’operatore telefonico – che ridere) che gli manda i rinforzi, riuscendo a neutralizzare lo scorpione.
Sam è ancora alle prese con il suo automezzo disubbidiente, che lo insegue. Viene raggiunto dalla macchina della polizia malefica che si traforma in un robot che gli chiede gli occhiali del nonno. Il ragazzo riesce a scappare e incappa nella tipa (che eroina filmica è se non si mette sempre in mezzo?), che non batte ciglio quando vede il robot gigante. La macchina gialla li salva e li porta via (con un sottofondo metal fastidioso). In un altro spiazzo/molo/fabbrica abbandonata le due automobili si trasformano e se le danno. Mentre i grossi si picchiano, loro sono alle prese con il cosino piccolo. Mikaela lo neutralizza con un seghetto elettrico. La macchina gialla torna in sé, li fa salire e gli spiega che è di origine aliena. Il cosino decapitato si traforma in cellulare, garantendosi un passaggio gratuito nella borsa della tipa. Dopo un commento offensivo sulla carrozzeria malandata, la macchina si arrabbia e li fa scendere, ma torna messa a nuovo, con la musica riciclata da Kill Bill (che chi sa dove l’aveva pigliata a sua volta).
Cominciano ad arrivare altri robot dallo spazio, che prendono sembianze varie, spaventando l’intera città e una bambina che crede siano le fate dei dentini. La macchina gialla li conduce dai compagni e il capo, Optimus prime, che gli spiega che provengono dal pianeta Cybertron, dilaniato dalla guerra per la possessione del cubo, che hanno imparato a parlare da internet, che il nonno di Sam aveva scoperto Megatron, un robot congelato, precipitato sulla terra per recuperare l’oggetto. Visto che le coordinate del cubo sono impresse negli occhiali del nonno di Sam, bisogna prevenire che i cattivi lo trovino: il parallelepipedo servirebbe ad attivare tutte le macchine della terra per farle combattere e annientare la razza umana.
La Barbie arrestata cerca di farsi ascoltare spiegando che nel file scaricato da chi è entrato nel sistema c’erano delle informazioni su un certo Witwicky riguardanti il settore sette.
Sam e i robot vanno a recuperare gli occhiali, ma un imprevisto insormontabile gli rende le cose un po’ più difficili del previsto: passare la barriera genitori è un’impresa poco semplice. Dopo qualche minuto di gag di terz’ordine tra Sam e i genitori, che credono si stia masturbando, tra gli aggeggi, il cane e le petunie della mamma, recuperano gli occhiali. Agenti del settore sette arrivano a guastare la festa; li arrestano dopo averli trovati positivi al contatto con un certo tipo di isotopi. Mentre li stanno portando via, i robot li salvano, ma arriva la cavalleria che insegue Optimus Prime pensando sia cattivo. Riescono a catturare Bumblebee (la macchina gialla) e i ragazzi. Al pentagono arriva uno del settore sette, ma lo cagano solo dopo che tutte le vie di comunicazioni sono state interrotte. Spiega al segretario della difesa che la sua divisione è stata creata segretamente ottan’tanni prima e che in una delle spedizioni fallite su Marte erano riusciti a registrare delle immagini, nelle quali si vede l’ombra di un robot gigante, lo stesso che ha attaccato la base in Qatar. Decidono di ritirare le navi da guerra mandate a proteggere l’America in caso di attacco da parte della Corea del Nord o della Russia (sempre a pensare male!) e di concentrarsi su un attacco imminente.
Sam, Mikaela, bambolina bionda e ciccione si ritrovano tutti su un elicottero diretto al settore sette, dove sono anche i militari del deserto.
I transformers buoni leggono le coordinate del cubo e decidono di distruggerlo.
Nella base segreta, si viene a sapere che hanno tenuto nascosto Megatron per ottant’anni e che la base è stata costruita attorno al robot. La buttano in vacca dicendo che da lui hanno ricavato tutte le tecnologie esistenti. Sam racconta il piano dei robot cattivi per impossessarsi del cubo… e spunta il cubo, tenuto nello scantinato dal 1914, pur sapendo che è di origine aliena, pericoloso e potente. Il cosino decapitato lo vede e chiama a raccolta i cattivi, che interrompono la fornitura di energia che tiene congelato Megatron, per farlo riattivare. Sam insiste per avere indietro la sua macchina (Cristo, è proprio ossessionato!), la quale trasforma il cubone in un cubino portatile. Megatron risorge e i nostri sono occupati dal far funzionare una radio per chiamare rinforzi (ci riescono). Scappano verso il centro città (geniali) dove un aereo bombarda i buoni, ferendo Bumblebee. Sam, nel frattempo, riceve il compito di consegnare il cubo in un punto convenuto (nonostante la fretta e il destino dell’umanità nelle sue mani, la topa lo ferma per fargli una mezza dichiarazione risicata). Mentre corre, il cubo si attiva leggermente e trasforma una manciata di congegni elettronici in robot. Lei invece, piagnucola un po’ ma si riprende subito, con la velocità di un politico nostrano. Sam sta per mollare giù il malloppo ma un missile distrugge l’elicottero che doveva raccoglierlo, che sfiga. Megatron arriva a complicare le cose e lotta contro Optimus Prime, che in qualche modo riesce a infilargli il cubo nel “petto” e a distruggerlo.
Tutto finisce nel meglio (e adesso i danni chi li paga?): i resti dei robot vengono seppelliti in mare (bravi bravi, incitiamo ad inquinare!!!), il soldatino di piombo torna dalla famiglia pucci pucci, Sam si limona la tipa (finalmente, dopo due ore e mezza di film).
Visti i dialoghi scritti per un target minorile (e minorato), le tremende freddure, i riferimenti forzati al mondo dei gggiovani, le gag inutili, superflue e non richieste, gli effetti speciali che l’occhio umano non può cogliere, mi chiedo: che aspetto avrebbe il mio epilady se venisse trasformato in robot?
Riassumendo: perchè vedere un film con una trama del cavolo e con uno sfoggio di tecnologia insensato (visto che non riusciamo a vederlo)? Qualcuno me lo spiega?

5 commenti:

Lenny ha detto...

Solo per gli effetti speciali, obviously :P

Anonimo ha detto...

hauhuha hai ragione vale... un filmotto senza infamia e senza lode... con scene da perderci gli occhi da tanto sono veloci e incasinate tendenti all'immagine del rumore!
l'unica nota interessante... la topa di turno ovviamente... :P

Anonimo ha detto...

io sono andato a vederlo solo perchè optimus prime (o come cavolo si chiama) è un CAMION!!! :D

e poi beh, ovviamente per la topa...veramente ma veramente topa!! ^_^ (consigliato vivamente)

però...anche te...che diamine..hai scritto tutto il film!!! :|
dovevi avvisare all'inizio: mettetevi su il film e guardatevelo che fate prima! hihi

Anonimo ha detto...

A suo tempo sono andato al cinema a vederlo e ne sono rimasto deluso (comunque immaginavo che sarebbe andata cosi')...

:-D Beh, un epilady rosa, impazzito, che strilla frasi simil-giapponesi e che usa il cavo di corrente come frustino avrebbe fatto la sua scena trash!

Il robottino che si intrufola sull'aereo sembra molto appagato nell'iniettare il virus, no? L'ho notato solo io? Quando poi gli tagliano la connessione si comporta come un essere umano interrotto sul piu' bello! XD Terribili 'sti giapponesi...

RED ha detto...

cciiiiquuuuquuuquuuu!!!