giovedì 20 settembre 2007

[Recensione] Casino Royale

Un paio d’anni fa, quando hanno annunciato l’attore che avrebbe interpretato il prossimo Bond, sono andata immediatamente a cercarmi la sua faccia su internet, visto che non l’avevo mai sentito nominare. Daniel Craig, un sosia di Gollum, con la personalità di un bulldog e la grazia di John Merrick. E giustamente non ero l’unica ad avere delle reazioni di disgusto di fronte alle sue foto. Internet era in rivolta. Tutti a protestare per la scelta, a sottolineare il fatto che questo qui non aveva nessuna delle caratteristiche proprie di James Bond. Lo confesso, non sono un’amante di 007, non ne ho mai guardato uno intero, il personaggio in sé non mi attira (ora ho ancora meno ragioni). Ma allora, perché mi sono imbarcata in quest’epica avventura di vedere Casino royale? Beh, ovviamente, sono responsabili i miei ormoni da serial-zitella. Il super cattivo è interpretato da Mads Mikkelsen, un uomo bellissimo che ridefinisce il concetto di zigomi taglienti (non è una battuta, anche se sembra). Una creatura talmente vicina a Dio che lacrima sangue (anche questa, non è una battuta). Poetico. Un cattivo per eccellenza, che non muove un muscolo facciale neanche se gli fai il solletico, e con la cicatrice d’ordinanza in un qualche posto visibile anche dallo spettatore più distratto. Com’è che tutti i cattivi ce l’hanno? Tutti padroni di gatti furiosi o parenti di lanciatori di coltelli maldestri? Chissà, forse perché il cliché comanda che se uno è cattivo deve essere anche brutto, ma a me, oh, le cicatrici arrapano assai.
I primi tre minuti di film servono a stabilire che il protagonista è sempre lo stesso agente giocherellone e furbo, con un forte senso dell’umorismo, del tipo che ti fa la battuta e ride da solo. Le prime immagini ce lo mostrano come ogni bulletto delle elementari che si rispetti, che picchia la sua vittima designata ficcandole la testa nel lavandino. Il tutto si svolge a Praga per nessun motivo evidente, forse solo quello di fare gli sboroni e confonderci le idee.
Ci spostiamo a Mbale, Uganda, dove LeChiffre (sono a corto di vezzeggiativi per il divino Mads Mikkelsen, lo chiamo col suo nome, anche se si scoprirà più tardi come si chiama) molto minacciosamente, va a ritirare un bel gruzzolo di denaro da un terrorista africano a caso.
Ci trasferiamo in Madagascar (perché in Madagascar non si sa, poteva benissimo essere uno stato africano a caso, anche quello di prima, tanto non se ne sarebbe accorto nessuno) dove il Nostro eroe dall’espressione annoiata insegue uno a caso per otto minuti, arrampicandosi su grattacieli in costruzione, rubando scavatori dai vetri antiproiettile (tutti li hanno, al giorno d’oggi non si sa mai), librandosi in aria tra gru alte trenta metri che manco Batman ci riesce, scagliando la pistola ormai scarica addosso all’avversario (come insegna il buon vecchio Enrico Toti) e, come ciliegina sulla torta, facendo saltare in aria il consolato di non si sa che nazione. Ma non è tutto: la parte peggiore è la ramanzina che gli fa il capo (una Judi Dench SPRECATISSIMA). Però lui la sa lunga e tutto l’inseguimento costato milioni di dollari alla produzione, qualche cellula celebrale a me, serviva per prendere il cellulare di uno che apparentemente costruiva bombe, e per vedere l’ultimo messaggino ricevuto (non hanno preso esempio dai nostri politici spioni, tsè, principianti).
Dopo un doverosissimo e fugace tetta-culo inspiegabile al tramonto, cosicchè non appaia gratuito ma artistico, LeChiffre, che oltre ai condotti lacrimali che perdono ha anche l’asma, trama qualcosa alle spalle del mondo, insieme a dei giapponesi (sono dappertutto!).
Bond, dopo essersi intrufolato a casa del capo per accedere al suo computer, rintraccia il luogo da cui è stato spedito il messaggino del povero bombarolo… guarda un po’ le Bahamas. Perché non è mai Dolo, provincia di Venezia? Dopo un altro assaggio di simpatia e sagacia del nostro protagonista deforme, in men che non si dica, scopre chi è il mittende dell’sms che naturalmente l’aveva mandato stando in piedi, in buona luce e sorridente davanti alla telecamera principale dell’ingresso del super hotel esclusivo.
Bond adocchia una bellona sulla spiaggia, che ovviamente è la moglie dell’autore dell’sms, che la tratta pure male. 007 gli vince un’Aston Martin del ’64 a poker, gli spupazza la moglie e lo segue a Miami. Routine.
A Miami insegue il borsone del povero scemo che ha perso l’automobile, passato nelle mani di uno sfigato a caso (che probabilmente sta ancora continuando a farsi le seghe al pensiero di aver avuto ben 10 minuti di screen time nell’ultimo Bond). Costui è un attore italiano dalla faccia di bronzo (non nel senso che è uno simpatico che le spara grosse, bensì immobile, come il suddetto metallo). Lo segue all’areroporto, dove si rincorrono, si picchiano, si sparano, saltano su camion diretti verso l’aereo più grande del mondo per farlo esplodere, ma… l’agente più fortunato del pianeta, riesce a fermare tutto in tempo. La polizia lo scambia per il terrorista, lo arrestano ma lui, furbastro, aveva messo la bomba in tasca al terrorista vero, che si fa saltare in aria come un coglione. Bye bye Santamaria.
Torna alle Bahamas dove M, il capo, gli dice che LeChiffre è uno che usa i fondi terroristici per giocarli in borsa, ma visto che l’aereo più grande del mondo non è esploso, lui ha perso tutto. Indipercui, deve rivincere tutto giocando a poker, in Montenegro. Bond quindi è costretto a partecipare per non far vincere il guerrafondaio (se la trama era già abbastanza pretestuosa, qui viriamo sulla fantascienza). Sul treno che lo porta in Montenegro (dalle Bahamas?) incontra la ragioniera topa, che ovviamente lo prende subito a male parole (più lo trattano male, più probabilità hanno di portaselo a letto dopo). Arrivano nel prestigioso albergo dove si svolgerà la partita (trovando una macchina super accessoriata piena di gadgets, che poi si vedrà a cosa servono). Giancarlo Giannini è il suo complice e informatore. Inizia la partita, lui perde un sacco di soldi perché crede di aver sgamato il tic di LeChiffre che indica il bluff. I terroristi africani dell’inizio, fanno un imboscata a quest’ultimo perché si sono accorti che i loro fondi sono scomparsi. Bond salva tutti come sempre, ma la topa è sconvolta perchè ha visto un paio di cadaveri e lui la consola, ciucciandole le dita per toglierle il sangue da sotto le unghie (ma lui, non era quello che non provava sentimenti neanche per sua nonna?).
Tornato al tavolo di gioco, si accorda con uno dei giocatori (che era della CIA) ma LeChiffre lo avvelena. Il nostro simpaticissimo eroe, in preda ad un arresto cardiaco, si reca alla macchina, dove, via telefonino, riceve le istruzioni per auto-riavvivarsi, infatti uno dei gingilli dell’auto è un defibrillatore portatile. Prova a farlo funzionare, non va, e sviene. La Bond girl di turno arriva e da esperta defibrillatrice, lo salva. Lui si cambia la camicia e torna a giocare, come se niente fosse. E vince tutto. Però capisce che qualcuno l’ha tradito, infatti parte all’inseguimento di LeChiffre che ha rapito la topa. Si cappotta con l’auto e rapiscono pure lui, mettendolo a sedere a culo nudo su una sedia senza fondo. Il cattivo dagli occhi di ghiaccio lo tortura dandogli botte sulle palle con una corda, senza mai perdere la sua caratteristica eleganza. Arriva uno e lo uccide (sigh!).
Bond si risveglia in ospedale, dove la ragioniera gli fa delle avances e tutto sembra andare per il meglio. In realtà mancano ancora ventiquattro minuti alla fine del film e di sicuro lei non sopravvive tanto da finire nel sequel. Si amano e vogliono passare la vita insieme (io ero rimasta che Bond era una testa di cazzo maschilista) e in barca a vela si recano a Venezia, dove, in Canal Grande fanno fatica a passare i vaporetti, figuriamoci una barca a vela. L’idillio è destinato a finire, perché lei lo frega di brutto, prelevando la vincita del casinò e sparendo con la valigetta. Lui che è uno furbo, se ne accorge subito e la segue. Visto che manca poco alla fine deve succedere l’apocalisse conclusiva e dopo una sparatoria in un chiostro, l’inseguimento con i cattivi porta al crollo di un palazzo sul Canal Grande, che apparenemente è tenuto a galla con dei sacchi d’aria. Lei annega e lui fa finta di non essere triste.
Allora. Mi piacciono molto i film d’azione, solo che non sopporto quando l’azione in sé non ha senso. Esplosioni a caso, sparatorie lunghissime e insulse, eroi che non muoiono mai e cattivi da fumetto sono cose che non sopporto. Questo Bond è ciò che un film d’azione non dovrebbe essere. Ha una trama che non regge (perché sfidare a carte il cattivo quando puoi benissimo arrestarlo?), personaggi monodimensionali e pieno di complicazioni inutili. Nonostante uno degli autori della sceneggiatura sia Paul Haggis, uno che sa, il prodotto finale è una porcata e non riesco a pensare a nessun motivo valido che può spingere qualcuno a dire che vale la pena di vedere un film del genere (a parte Mads Mikkelsen).
Il film è diretto da Martin Campbell. Che cosa potevamo aspettarci da uno che ha diretto VERTICAL LIMIT???

4 commenti:

Lenny ha detto...

Ahah, fantastica!

Ma dai, povero Craig (o Daniel? qual'è il nome?)...
s'è dovuto anche fare i culo in palestra per rimettersi un attimino in forma, che alla sua veneranda età non sono mica tutti così... :P

Anonimo ha detto...

Dio che ridere :)))))
Questo capolavoro cinematografico mica l'ho ancora visto ma, dopo aver letto la tua minuziosa recensione, credo correrò IMMEDIATAMENTE a comprarmi il DVD (quello quadruplo, con ponte di Rialto in miniatura e cena a lume di candela con Goll.. ops... Daniel Craig in omaggio ;)!!!!)

RED ha detto...

Ho finito di leggere la recensione ora...io ho adorato il nuovo bond! dopo 20 e passa 007 tutti uguali, belli, ci tengo a dirlo sempre stato un fan di bond, ma questa scommessa per il mio modesto parere e' stata vinta alla grande, daniel craig e' fichissimo, tosto, incazzato, ferito, sudato, sanguinolento, lo picchiano, lo tagliano lo torturano colpendolo nei testicoli con il nodo di una corda da nave enorme...avrei voluto vedere roger moore se conservava la sua flemma...io aspettavo con ansia questo film e sono uscito dalla sala con un gran sorriso, finalmente james bond si e' adattato ai nostri tempi, se no sarebbe come buttare fonzie in un pub metal con bikers e punk...non basterebbe battere il pugno sul jukebox ;)
ripeto che e' sempre un gran piacere leggere le tue recensioni, riesci sempre a farmi ridere val!
davvero una mente logica!
aspetto con trepida attesa altre recensioni!

Anonimo ha detto...

Commento solo ora la tua recensione, non a caso, visto che fra qualche settimana uscirà il nuovo 007 e sempre con Daniel Craig solo x raccontarti un aneddoto: la Sony casa madre dei nuovi 007 ha deciso la data di uscita x i primi di novembre e lo sai che altro film doveva uscire i primi di novembre " Harry Potter Il Principe Mezzosangue " e la Warner produttrice del maghetto ha fatto slittare l'uscita all'estate 2009 x paura della concorrenza quindi , e ora concludo, prima di bloggare recensioni catastrofiche anche di "Quantum of Solace" ( il nuovo 007 si chiama così )pensa al fatto che con tutto il pubblico che ha Harry Potter James Bond è sempre lì da quasi 60 anni qualcosa vorrà dire ! un saluto Francesco