
Sì, qui si parla di Peter Sellers, uno dei tanti geni della comicità, uno dei più amati, e una manciata di cose sono da notare… ma non so, sinceramente mi aspettavo di ridere di più.
È la tipica situazione da barzelletta ripetuta una, due tre volte… si ride la prima, la seconda si sorride, la terza non si ascolta più, la quarta tiri un calcio sui maroni a chi te la sta propinando. Tutto ciò per questo motivo: Peter Sellers sullo schermo non fa nulla che Charlie Chaplin non abbia fatto nei suoi film. Amo Charlie Chaplin alla follia, forse è per questo che non riesco a mettermi in condizione di apprezzare un tipo di comicità simile.
Un’altra cosa ha destato un punto di domanda. L’elefante era ovviamente vero. Nelle scene in cui è presente viene maltrattato. Colorato, spazzato, lavato con detersivi. Avevo la pelle d’oca al pensiero del povero animale. Non sono un animalista zoofila terrorista, anzi, tutt’altro (GNAM!) ma quando l’elefantino viene maltrattato, mi è venuto da vomitare. Si tratta di maltrattamento puro e semplice, anche se viene visto come “yay figata, laviamo l’elefante”. Immagino che all’epoca del film la protezione animali fosse poco attiva o proprio non esistesse.
Il protagonista del film assomiglia in modo preoccupante ad Emilio Fede, tintarella compresa. Orrorifico.
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