martedì 26 giugno 2007

[Recensione] Una casa alla fine del mondo

Carino e strano, molto meglio di quello che pensassi.
Pur sapendo che la maggior parte delle volte i commenti lasciati dagli utenti su emule sono delle stronzate, offese a Dio, alle squadre, ai partiti e a qualsiasi cosa degna di essere offese, continuo imperterrita a leggerle. Spesse accade che oltre al “voto” lasciato al file stesso, la ragione primaria per cui è nata la possibilità di lasciare commenti, ci sono anche delle note sulla qualità del film. E a volte, addirittura, si scatenano battibecchi tra utenti. Me n’era capitato sott’occhio uno, non ricordo per che film, e andava più o meno così: “Il miglior film mai fatto”. Risposta: “Se questo è il miglior film non hai mai visto il film X, deficiente”. Ri-risposta:”sì, l’ho visto e mi ha fatto cagare”. “Siete degli ignoranti entrambi, guardatevi il film Y”. E via insultando.
Un commento per “Una casa alla fine del mondo” diceva: confuso.
Quando penso ad un film confuso penso ad un film d’azione con centomila cattivi, o di spionaggio internazionale dove non sai chi sta spiando chi, o altre robe che adesso non mi vengono in mente.
E’ un film che tratta molti temi, forse troppi, non riuscendo ad approfondirne nessuno, e forse per questo ti lascia un po’ insoddisfatto, ma non per questo è da bocciare.
Amicizia, amore, omosessualità, rapporto con i genitori, morte, malattia, lontananza, famiglia moderna, gelosia, insomma, la Vita.
Ambientato a cavallo degli anni 70 e 80, contiene un sacco di citazioni musicali e l’atmosfera ricreata è perfetta: il senso di “nulla è impossibile” è palpabile, la tensione sessuale, la voglia di esagerare e di ribellarsi, ma soprattutto quella di provare a fare cose mai fatte da nessuno.
Colin Farrell nella parte del panettiere timidone e sessualmente confuso sembra una scelta un po’ azzardata, ma a mio parere si rivela coraggiosa e adatta. E’ molto carino se non fosse per le sopracciglia giganti (che i truccatori hanno diligentemente applicato anche alla sua controparte bambinesca). Per metà film ha una pettinatura orribile ma grazie a Dio la protagonista femminile (Robin Wright Penn) glielo fa notare, armandosi di rasoio. Sapevo che nel film c’era un bacio omo tra Colin e l’amico (che non so come si chiama ma l’ho visto in cento film, oltre ad essere il Manny di L-word). Per chi non fosse termopilo come me e non interessato alla visione di tutto il fim, QUI lo screenshot.
Avete mai provato a giocare al giochino “Sei gradi di separazione”? Io lo faccio costantemente, sovente per addormentarmi (anche se causa ore e ore di ragionamenti che danno l’effetto contrario). Si prendono due attori a caso e si cerca di collegarli con meno di sei passaggi. Io ci provo andando a tematiche. Una casa alla fine del mondo presenta una connessione palese tra i protagonisti. Jonathan Glover, l’amico di Colin Farrel, è interpretato in versione adolescente da Harris Allan e in versione adulta da Dallas Roberts. Ora, Harris Allan è Hunter su Queer as folk e Dallas Roberts è Angus su L-word. Entrambi telefilm con tematiche omosessuali, prodotti da Showtime. Che coincidenza.
Sono solo io che faccio sti ragionamenti o c’è qualcun altro, là fuori?

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